Bossetti, sfida a Quarto Grado degli avvocati difensori. Il Riesame li ha già stroncati

In televisione l'offensiva sul Dna e sul luogo dell'omicidio. Claudio Salvagni si è detto prontissimo a dimostrare che il codice genetico di bossetti potrebbe essere stato trasportato da qualcuno di Michele Andreucci

Gli avvocati di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti

Gli avvocati di Massimo Bossetti, Claudio Salvagni e Silvia Gazzetti

Bergamo, 26 ottobre 2014 - Prosegue l’offensiva contro la Procura di Bergamo dei legali di Massimo Bossetti, il carpentiere 43enne di Mapello in carcere dal 16 giugno con l’accusa di essere il killer di Yara Gambirasio, la ginnasta tredicenne di Brembate. Nel corso della puntata di venerdì della trasmissione Quarto Grado, l’avvocato Claudio Salvagni, che con la collega Silvia Gazzetti difende l’operaio, è tornato a sparare contro gli investigatori bergamaschi. «La Procura indaga a senso unico» ha detto il legale , soffermandosi nuovamente sulla prova regina contro il suo assistito, quella del Dna. Il legale si è detto prontissimo a dimostrare che questo «non è volato sugli slip di Yara, ma potrebbe essere stato trasportato», riservandosi di dimostrare in tribunale la modalità di tale fenomeno. Ulteriori dubbi sono stata sollevati da Salvagni per quanto riguarda il luogo dell’omicidio, che potrebbe non corrispondere con quello del ritrovamento del cadavere. Il legale ha ipotizzato che la 13enne possa essere stata uccisa in un altro luogo, per poi essere stata rivestita e spostata, a supporto della teoria i vestiti poco insanguinati di Yara.

Le parole di Salvagni, però, contrastano con quanto scritto dai giudice del Tribunale del Riesame di Brescia nell’ordinanza con la quale hanno tenuto in carcere Bossetti. «Si deve rimarcare che, per esplicita strategia difensiva – affermano i giudici bresciani – non sono stati offerti elementi conoscitivi ulteriori a quelli già emersi; in particolare, non sono state svolte indagini aggiuntive o analisi con consulenti di parte, a livello tecnico-scientifico, atte a sostenere una ricostruzione differente».

Secondo il Riesame, la difesa di Bossetti «propone una lettura critica degli atti posti a fondamento della richiesta cautelare del Pm senza alcun supporto derivante da indagini difensive e/o tecnico-scientifiche in punto di gravità indiziaria». Per quel che concerne il Dna, invece, i giudici bresciani scrivono che «anche in questo caso la difesa non ha mosso rilievi circa le forme di raccolta dei campioni usati per il confronto, la regolarità della procedura di tracciamento del Dna e la condivisibilità della risposta finale. Perciò, nell’impossibilità di disattendere tali risultanze, assodate allo stato degli atti, si ribadisce l’appartenenza al prevenuto dei materiali biologici repertati sul cadavere di Yara Gambirasio». E ancora: «Finché accertamenti di parte o a seguito di incidente probatorio non pervengano a soluzioni difformi o incompatibili, resta pienamente convincente il risultato indicato dalla p.g.».