"Una onlus nel vecchio cascinale. Vanessa aiuterà gli altri vicino casa"

Il progetto solidale del padre della cooperante rapita in Siria di Michele Andreucci

Vanessa Marzullo e il padre Salvatore

Vanessa Marzullo e il padre Salvatore

Pognano, 2 marzo 2015 - Per ora l’iniziativa è solo allo stadio iniziale, ma i lavori potrebbero partire a breve e consentire, una volta ultimati, di realizzare una comunità per ospitare anziani, minori maltrattati, disoccupati e ragazze madri. È questo il progetto pensato da Vanessa Marzullo, 21 anni, la cooperante bergamasca rapita in Siria insieme alla coetanea Greta Ramelli il 31 luglio 2014 e rilasciata lo scorso 15 gennaio, dopo cinque mesi e mezzo di prigionia. A dare una mano alla giovane, sarà il padre, Salvatore Marzullo, noto in zona perchè gestisce il ristorante «Cascina Bolsa», trattoria sulla strada provinciale Francesca, nel territorio comunale di Verdello, a un tiro di schioppo da Pognano, che ha messo a disposizione un vecchio cascinale di sua proprietà nel centro del paese.

L’uomo nei giorni scorsi si è recato nell’Ufficio tecnico del Comune per avviare l’iter della nuova onlus, che sarebbe poi gestita dalla figlia: «Si tratta di un progetto che io e Vanessa avevamo in animo di realizzare già prima della sua partenza per la Siria - spiega Salvatore Marzullo -. Adesso, dopo che mia figlia si è riposata, dopo i mesi di prigionia, abbiamo deciso di riprenderlo in mano. La nostra intenzione è quella di creare un ritrovo sociale, un posto dove possano essere ospitate persone anziane o dove possa trovare aiuto chi ha perso il lavoro e non ce la fa ad andare avanti e minori maltrattati. I Marzullo, per ora, sono proprietari solo di una parte dello stabile, ma hanno intenzione di acquistarlo in toto, con l’obiettivo di realizzare dei miniappartamenti. «Lo faremo - chiarisce Salvatore - con le nostre forze e a nostre spese. Vorrei che a gestire la struttura - prosegue il padre della cooperante bergamasca - fosse mia figlia, che sta cercando di riprendersi e di tornare alla quotidianità. Sarebbe un modo di aiutare il prossimo vicino a casa, motivo che l’aveva spinta a partire per la Siria. Adesso deve riprendere gli studi e deve concentrasi su questo».