Greta e Vanessa, l'ipotesi del riscatto. L'Italia è disposta a trattare con i rapitori

Dopo la terza decapitazione di un ostaggio in meno di un mese da parte dei terroristi dello Stato islamico, il mondo occidentale si interroga sulla strategia da adottare contro i ‘tagliagole’ dell’Isis

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)

Varese, 15 settembre 2014 - Pugno duro o trattative? Dopo la terza decapitazione di un ostaggio in meno di un mese da parte dei terroristi dello Stato islamico, il mondo occidentale si interroga sulla strategia da adottare contro i ‘tagliagole’ dell’Isis, mentre in Italia cresce l’apprensione per la sorte di Vanessa Marzullo e Greta Ravelli, le due giovani cooperanti rapite il 31 luglio alla periferia di Aleppo, e di padre Dall’Oglio, scomparso oltre un anno fa a Raqqa. Il timore più grande è che possano finire nelle mani dello Stato Islamico. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno sempre scelto la linea dura nei confronti dei terroristi, con tentativi di blitz spesso falliti e un bilancio di cittadini americani e britannici uccisi dai loro aguzzini che cresce di mese in mese. Washington e Londra comunque vanno avanti. E non risparmiano critiche a quanti tra i loro alleati hanno in passato deciso di venire a patti con i sequestratori, pagando in alcuni casi ingenti riscatti. Solo una settimana fa Barack Obama, secondo il New York Times, avrebbe espresso tutta la sua irritazione nei confronti della Francia. «Hollande dice che neanche il suo Paese paga, ma in realtà lo fa», avrebbe confidato ai suoi. 

E il nostro Paese? «La politica dell’Italia è di non abbandonare nessuno» e «prova a fare di tutto» per i suoi ostaggi, ma utilizzando «mezzi leciti e possibili», ha detto ieri il sottosegretario agli Esteri Mario Giro. Nei giorni scorsi Panorama ha riferito la notizia di un presunto riscatto da 6 milioni di dollari pagato dal governo italiano per liberare lo scorso maggio Federico Motka, il cooperante rapito nel 2013 proprio con David Haines, l’ultima vittima britannica dell’Isis. Secondo il settimanale il denaro sarebbe stato versato ai terroristi attraverso un’operazione segreta forse passata dalla Turchia. Sul caso della liberazione di Domenico Quirico, a gennaio la rivista Foreign Policy aveva parlato di un riscatto di tre milioni di euro.

Certo è che nei casi di connazionali sequestrati dai terroristi la linea dell’Italia è sempre stata mantenere il «massimo riserbo» e lavorare sottotraccia. E così si sta continuando a fare per Greta, Vanessa, padre dall’Oglio ma anche per Giovanni Lo Porto, il cooperante scomparso in Pakistan da due anni; Gianluca Salviato, l’impiegato sequestrato in Libia a marzo e Marco Vallisa, il tecnico rapito due mesi fa sempre in Libia.