Il sequestro della nuova moschea, il caso al Tribunale del Riesame

Bergamo, i giudici esaminano il ricorso contro i sigilli al cantiere di ROCCO SARUBBI

L’area sequestrata in via San Fermo

L’area sequestrata in via San Fermo

Bergamo, 7 gennaio 2016 - Si torna a parlare del nuovo centro islamico di Bergamo e della vicenda che sta dividendo la comunità musulmana cittadina. Questa mattina, infatti, il Tribunale del Riesame dovrà pronunciarsi sul ricorso presentato dall’avvocato del foro di Verona, Ruggero Troiani, che tutela gli interessi di Imad El Joulani, contro il sequestro dei conti correnti e per far togliere i sigilli dal cantiere di via San Fermo, l’area destinata a ospitare il nuovo centro islamico, secondo le intenzioni di El Joulani.

Tutta la vicenda era esplosa il 22 dicembre, quando la Digos e la Guardia di Finanza avevano posto sotto sequestro il cantiere di via San Fermo per conto del pubblico ministero Carmen Pugliese, titolare di una inchiesta per appropriazione indebita che vede indagato proprio Imad El Joulani, medico cardiologo giordano, da anni residente in Italia, e fino all’estaste scorsa presidente del Centro islamico di via Cenisio.

Al suo posto ora è stato eletto il vice, Mohamed Saleh, che assieme ai tesorieri dell’Ucoii (Unione comunità islamiche d’Italia) ha presentato denuncia contro il suo predecessore per far luce sulla esatta destinazione e utilizzo da parte del medico giordano dei 5 miloni di euro arrivati sotto forma di finanziamento al Centro islamico di via Cenisio da parte della Qatar Charity Foundation (Qfc).

Per l'accusa Imad El Joulani avrebbe fatto tutto all’oscuro degli altri componenti del Centro islamico di via Cenisio, per conto del quale avrebbe avuto in consegna i fondi necessari alla costruzione delka nuova struttura. Nel febbraio del 2013, quando era ancora presidente del Centro, e tre mesi prima che arrivasse il primo bonifico, El Joulani aveva fondato la “Comunità islamica di Bergamo” dove figurano anche la moglie e i figli. E’ sui conti di questa associazione che sono finiti i 5 milioni di euro ottenuti, tra l’altro, per un progetto da realizzare inizialmente in via Baioni e non sull’area di via San Fermo.

Quando erano venuti a Bergamo per vedere a che punto erano i lavori, gli emissari della Qatar Charity Foundation avevano dunque scoperto che in via Baioni non s’era fatto più nulla, mentre era in corso di costruzione il centro in via San Fermo. A questo punto gli emissari avevano intimato a Imad El Joulani di bloccare tutto e restituire i soldi. «Al centro islamico di via Cenisio sapevano tutto», è stata la replica dell’indagato tramite il suo avvocato.

«I soldi sono ancora sui conti della Tecno Cib (una srl che fa capo a El Joulani, costituire per realizzare il centro di via San Fermo) – ha spiegato l’avvocato Ruggero Troiani – Il mio assistito non li ha utilizzati per se stesso: 2,2 milioni di euro sono serviti per acquisire l’area. Poi ci sono le uscite riguardanti pagamenti per l’avanzamento dei lavori. Tra l’altro, il sequestro dell’area ha creato disagio alle imprese che lavorano. E per questo andiamo a discutere il ricorso al tribunale del Riesame».