L’area al centro della vicenda
Bergamo, 11 gennaio 2016 - È stato dissequestrato il cantiere di via San Fermo destinato a ospitare un centro islamico polivalente e finito al centro di una inchiesta da parte della Procura. Ieri i giudici del tribunale del Riesame hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato del foro di Verona, Ruggero Troiani, che assiste il cardiologo giordano Imad El Joulani, ex presidente del Centro islamico di via Cenisio, attuale medico di base a Cividate al Piano, indagato per appropriazione indebita.
Con la rimozione dei sigilli ora potranno riprendere i lavori, mentre per il momento i conti intestati alla Tecno Cib (la srl che fa capo proprio a El Joulani, costituita per relizzare il centro islamico) restano ancora bloccati. Tutta la vicenda era esplosa il 22 dicembre, quando Digos e Giardia di Finanza avevano posto sotto sequesto il cantiere per conto del pm Carmen Pugliese, titolare dell’inchiesta per appropriazione indebita a carico di Imad El Joulani.
A metterlo nei guai è stata una denuncia presentata dall’attuale presidente del Centro di via Cenisio, Mohamed Saleh, e dal tesoriere dell’Ucoii (Unione comunità islamiche in Italia). Nell’esposto si sostiene che El Joulani avrebbe utilizzato per scopi personali i 5 milioni di euro che la Qatar Charity Foundation (Qcf) aveva stanziato per il al progetto destinandoli al Centro islamico di via Cenisio.
Nel febbraio del 2013, quando era ancora presidente, e tre mesi prima che arrivasse il primo bonifico ( circa 2,5milioni) El Joulani aveva fondato la Comunità Islamica di Bergamo, ed è sui conti di questa nuova associazione che sono finiti soldi. Ma la vicenda è destinata ad ulteriori strascichi all’interno del mondo islamico bergamasco, che dopo questa vicenda è spaccato in due, con il Centro di via Cenisio contrapposto alla Comunità islamica di Bergamo fondata da El Joulani.