Picchia la moglie col guinzaglio e poi la minaccia con un coltello

In attesa del processo il marito allontanato dalla casa familiare. Prima chiama lui stesso i carabinieri poi al processo per direttissima nega e afferma di aver soltanto cercato di "tranquillizzare la moglie ubriaca" di Michele Andreucci

Bergamo, 6 marzo 2015 - L’ha picchiata con il guinzaglio del cane. Uno, due, tre colpi sulla schiena e sul volto. Quindi ha afferrato un coltello da cucina e l’ha minacciata di morte. Poi, come se non fosse successo nulla, è stato lui stesso ad avvertire i carabinieri: «Venite, ho picchiato mia moglie». Quando i militari sono arrivati nell’appartamento di via XXIV Maggio, nel quartiere di Santa Lucia, zona dove una volta sorgevano i vecchi Ospedali Riuniti, hanno trovato la donna, un’infermiera bergamasca di 34 anni, in lacrime e sotto choc. In manette, con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni, è finito un immigrato tunisino di 37 anni, attualmente disoccupato, ma che in patria ha conseguito la laurea in ingneria aeronavale.

Il drammatico episodio, ennesima aggressione ai danni di una donna nella Bergamasca, è avvenuto mercoledì sera, verso le 20. E ieri mattina l’uomo è stato processato per direttissima in tribunale. Davanti al giudice ha negato di aver picchiato la moglie, con la quale è sposato dal 2009. «Ero in casa – ha detto – ed ero intento a preparare il sugo per la pasta. Mia moglie è rientrata e mi sono accorto che era ubriaca. Il litigio è scoppiato perchè lei, nonostante l’ora e il suo stato, voleva uscire ancora. Io ho cercato di tranquillizzarla, ma lei non ne ha voluto sapere e ha iniziato a urlare. Ma non l’ho toccata. Il referto medico (quattro giorni di prognosi, ndr)? Lei lavora come infermiera e può procurarsi questi documenti tutte le volte che vuole».

La versione fornita dal tunisino stride, però, con quella fornita dalla consorte ai carabinieri subito dopo i fatti. «Mio marito è rientrato a casa ubriaco e abbiamo iniziato a litigare per futili motivi. La situazione è degenerata e lui mi ha aggredita e ha iniziato a colpirmi prima con il guinzaglio del cane e poi a pugni. Non contento è andato in cucina, ha preso un coltello e me lo ha puntato contro. Quando temevo il peggio, si è tranquillizato e ha chiamato lui stesso i carabinieri».

Il giudice ha rinviato il dibattimento a martedì prossimo, giorno in cui è prevista la sentenza e ha scarcerato il tunisino, applicandogli però la norma della legge sul femminicidio che prevede l’allontanamento dalla casa familiare, alla quale ha aggiunto il divieto di avvicinarsi ai luoghi frequentati dalla vittima.