Ragazze rapite in Siria. Per Greta e Vanessa ora si mobilitano le comunità islamiche

"Greta e Vanessa hanno capito la sofferenza dei popoli arabi, e si sono sentite quasi in dovere di andare lì di persona. Per questo le considero due eroine" di Paolo Candeloro

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)

Greta Ramelli e Vanessa Marzullo (Ansa)

di Paolo Candeloro

Varese, 28 agosto 2014 - La comunità islamica varesina si stringe intorno ai familiari di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le volontarie di Gavirate e Brembate rapite in Siria da ormai quasi un mese. Ventisette giorni, per la precisione, da quel fatidico 1° agosto in cui è iniziato l’incubo. La preoccupazione per le sorti delle due ragazze ha coinvolto tutti, a Gavirate e dintorni: parenti, amici, conoscenti e istituzioni civili e religiose. È di ieri il desiderio espresso dalla comunità islamica varesina di andare a trovare i familiari di Greta. «Ci sembra giusto far sentire la nostra vicinanza ai genitori e al fratello della ragazza - ha spiegato il presidente e portavoce del gruppo, Giorgio Stabilini -: purtroppo ci sentiamo chiamati in causa, e vogliamo sottolineare il concetto che fatti del genere non devono accadere». La comunità varesina contatterà dunque i familiari della giovane volontaria, provando a fissare un incontro nel quale esprimere loro affetto e solidarietà in un momento davvero difficile. «Complicato calarsi in un contesto così remoto e instabile come quello siriano - continua Stabilini -. Non posso permettermi di esprimere alcun giudizio, se non di chiarire il punto di vista della nostra religione. Lo statuto islamico ha delle regole anche in caso di conflitti armati: i civili non vanno toccati, il che evidentemente non sta accadendo».

Manifestazioni di vicinanza e affetto sono arrivati anche da Samir Baroudi, «leader» della comunità siriana varesina. «Siamo preoccupati come tutti - dichiara -. Greta e Vanessa hanno capito la sofferenza dei popoli arabi, e si sono sentite quasi in dovere di andare lì di persona. Per questo le considero due eroine». Sulla scelta delle due ragazze di affrontare una missione umanitaria in una zona così pericolosa, però, Baroudi non bada a giri di parole. Si sono prese troppi rischi - afferma -. Io stesso non consiglierei a nessuno di andare lì in questo momento. Bisogna essere prudenti, anche perché non si conosce la vera identità dei gruppi che combattono in Siria: non sai più chi è tuo amico e chi non lo è. Greta e Vanessa hanno agito per troppo amore nei confronti di una giusta causa, e purtroppo stanno pagando un prezzo altissimo». 

Le due giovani volontarie sono state sequestrate mentre si trovavano nel villaggio di El Ismo, nei pressi di Aleppo, dove si erano recate per avviare un progetto di assistenza sanitaria rivolto alle popolazioni locali. Poche le notizie che filtrano dalla Siria, con la Farnesina decisa a mantenere il massimo riserbo per poter condurre nel miglior modo possibile indagini che si stanno rivelando molto complicate. A Gavirate, però, cresce l’angoscia: la famiglia di Greta preferisce restare in silenzio, volontà rispettata da tutto il territorio. Una vicinanza delicata e discreta, quella del Varesotto, ma forte e presente. Nella speranza che le due ragazze tornino presto a casa sane e salve.