Stezzano, unioni civili nella sala matrimoni. Ma il Comune non si arrende

Il sindaco valuta l'ipotesi di ricorrere contro la sentenza del Tar che impone di celebrare le unioni civili nella stessa sala dei matrimoni

Il sindaco di Stezzano Elena Poma (De Pascale)

Il sindaco di Stezzano Elena Poma (De Pascale)

Stezzano, 29 aprile 2017 - Potrebbe avere uno strascico giudiziario l'unione civile tra Germano Gasparini e Giuliano Inselvini, i due 56enni che il 1 aprile si sposati nel Comune di Stezzano, dopo che a dicembre avevano vinto la battaglia al Tar contro l'amministrazione leghista, guidata dal sindaco Elena Poma, che non voleva che la loro unione fosse celebrata nella sala normalmente utilizzata per le nozze civili ma in un ufficetto malridotto e piano di faldoni polverosi. Il primo cittadino, infatti, prima con una delibera di giunta e poi con una determina del settore Servizi alla persona e Servizi istituzionali, ha affidato l'incarico all'avvocato Ernesto Tucci di occuparsi dell'impugnazione della sentenza del Tar al Consiglio di Stato, il secondo grado della giustizia amministrativa.

Duemila euro impegnati, al momento, per la sola fase di studio della controversia e assistenza stragiudiziale. Tutto il ricorso ne costerebbe più di 6mila. Contro la decisione del sindaco si è schierata la lista civica "Stezzano Bene Comune", il cui capogruppo Marco Caravita ha celebrato l'unione civile tra Gasparini e Inselvini, che ha annunciato l'intenzione di ricorrere alla Corte dei Conti. "Il Comune di Stezzano - scrivono gli esponenti della lista civica - è già stato condannato dal Tar a pagare 12mila euro di spese legali e per il processo, e adesso ne spende altri 2mila per studiare la controversia. Un altro processo ne costerebbe invece 6mila. Soldi dei contribuenti utilizzati solo per negare un diritto sancito dalla legge dello Stato".