Estremista algerino a Seriate. "Era pronto a immolarsi in nome dell’islam"

L’inchiesta della Digos di Bergamo è stretta dal massimo riserbo. Ma era evidente fin dall’inizio che dietro l’espulsione ci fosse molto di più della sim telefonica intestata all’algerino

Il palazzo Aler dove abitava la coppia

Il palazzo Aler dove abitava la coppia

Seriate, 16 ottobre 2016 - Un soggetto pericoloso, che era pronto a colpire e ad immolarsi in nome della causa islamica. È il ritratto che il procuratore generale Pier Luigi Maria Dell’Osso ha tracciato di Redouane Sakher, il 40enne algerino di Seriate, indagato per associazione con finalità terroristica e rimpatriato d’urgenza martedì. Dove e quando l’immigrato volesse colpire non è chiaro. Ma l’ipotesi che fosse disposto a dare la vita per la causa dell’Isis, anzi lo stesse progettando, per gli investigatori era tutt’altro che vaga.

L’inchiesta della Digos di Bergamo è stretta dal massimo riserbo. Ma era evidente fin dall’inizio che dietro l’espulsione ci fosse molto di più della sim telefonica intestata all’algerino, con casa e moglie italiana (convertita all’Islam), in uso a un presunto miliziano del Califfato. «Si era adombrata l’ipotesi, vaga o non vaga che fosse, che Redouane Sakher avesse in mente qualche atto autolesionistico di tipo terroristico. – ha spiegato il procuratore generale Dell’Osso – Ma non siamo riusciti a capire dove, se in Italia o all’estero. Gli elementi raccolti sono stati comunque ritenuti sufficienti dal ministro dell’Interno per porre in atto nei confronti di tale soggetto l’espulsione per questioni di sicurezza nazionale».

Sakher, che attualmente si trova a casa dei genitori, in Algeria, ha ripetuto più volte di essere innocente. Giovedì ha contattato il suo legale, l’avvocato Veronica Panzera, e ha ribadito lo stesso concetto:«Chiedo di poter chiarire tutto con le autorità italiane, non ho avuto la possibilità di farlo. Fatemi tornare». Difficile che accada, almeno per ora. Potrebbe, invece, doversene andare anche il fratello di Redouane. Vive a Tradate, in provincia di Varese, e anche lui risulta indagato e di recente gli è stato negato l’asilo politico.