Sarnico, usa padre e figlio come prestanome: arrestato

Si tratta del risultato di indagini che hanno coinvolto varie società intestate a diverse persone, ma gestite di fatto da un parente di queste

Agenti della Guardia di Finanza

Agenti della Guardia di Finanza

Bergamo, 28 luglio 2017 - La Guardia di Finanza di Sarnico, al termine di indagini che hanno coinvolto varie società intestate a diverse persone, ma gestite di fatto da un parente di queste, ha eseguito un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti di L.R., 61enne di Sarnico.

Il servizio è iniziato nei primi mesi del 2016, quando le Fiamme Gialle hanno eseguito una verifica fiscale nei confronti di una società operante nel settore meccanico, ad ultimazione della quale, oltre a violazioni fiscali, sono stati accertati vari reati tributari (dichiarazione fraudolenta, omesse dichiarazioni e occultamento o distruzione di scritture contabili). Le attività investigative, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica al Tribunale di Bergamo Antonio Pansa, hanno inoltre consentito di dimostrare che la società, legalmente rappresentata da una persona anziana (86 anni), era di fatto amministrata da suo figlio, il quale aveva “usato” l’attempato genitore come schermo per coprire le proprie attività illecite. Quindi, è stata avanzata una richiesta di applicazione del sequestro finalizzato alla confisca sui beni di entrambi, a seguito della quale il gip di Bergamo ha emesso specifico provvedimento grazie al quale sono stati sequestrati beni (immobili, cc/cc, automezzi, quote societarie e polizze) per un valore complessivo di circa 400 mila euro.

Preso atto che nel frattempo la prima società era stata di fatto sostituita da una seconda (legalmente rappresentata dalla moglie dell’arrestato) che era una mera prosecuzione della precedente, è stata eseguita una verifica anche nei confronti di questa nuova azienda. Le attività ispettive hanno permesso di scoprire situazioni simili a quelle già accertate, constatando anche in questo caso, oltre a violazioni fiscali, anche nuovi reati tributari commessi dalla stessa persona in concorso con la nuova “prestanome”. È stato quindi richiesto e ottenuto un nuovo sequestro degli stessi beni già “bloccati”. Gli approfondimenti investigativi delle Fiamme Gialle hanno consentito di scoprire che nel frattempo, lo stesso indagato aveva aperto una terza società, stavolta intestata ad un figlio, che aveva “sostituito” quella oggetto di indagini. In seguito agli esiti degli accertamenti, la Procura di Bergamo ha avanzato una richiesta di misura cautelare personale contro la quale si è opposto l’avvocato dell’imputato. Ponendo fine al contenzioso la Corte di Cassazione ha rigettato anche l’ultimo ricorso e i Finanzieri hanno eseguito il provvedimento restrittivo, accompagnando L.R. in carcere.