GIULIANO MOLOSSI
Editoriale e Commento

Quei cani sciolti

Mohamed Lahouaiej Bouhlel è un soldato dello Stato islamico. L’Isis ha rivendicato la carneficina di Nizza

Milano, 17 luglio 2016 - Mohamed Lahouaiej Bouhlel è un soldato dello Stato islamico. L’Isis ha rivendicato la carneficina di Nizza. Sarà, ma è molto più probabile che il criminale tunisino sia stato «assunto» dal Califfato solo a cose fatte, dopo il lavoro svolto. Al volante del camion della morte sulla Promenade des Anglais c’era un uomo violento, depresso, con gravi disturbi psichici, uno che prendeva a mazzate gli automobilisti per un parcheggio, che picchiava la moglie, che squartava con il coltello gli orsacchiotti di peluche ai figli. Ma non era classificato come estremista islamico (ce ne sono almeno duecento ritenuti pericolosi nella sola zona di Nizza, lui non era fra questi), era sconosciuto ai servizi di intelligence, non frequentava la moschea, se ne fregava del Ramadan. È il peggio che ci poteva capitare: l’Isis pesca bene fra i disperati, i fanatici, i malati di mente. E non c’è alcun modo per controllare tutta questa feccia. 

In queste ore si sono moltiplicati i richiami ad aumentare l’attività di prevenzione. Ma come? Schedando tutti i musulmani emarginati e depressi? Pedinando tutti i disperati islamici che pensano di riscattare la loro vita infame con un attacco suicida per diventare martiri? Sospettando tutti quelli che noleggiano un camion? È per questo che il massacro di Nizza è molto peggio degli altri attentati. Perché finora avevamo a che fare con i «foreign fighters», con gente che comunque aveva seguito un percorso di radicalizzazione, che era andata e venuta dalla Siria, che era stata reclutata e addestrata dai jihadisti, e non, come in questo caso, con lupi solitari, terroristi fai da te, relitti umani conquistati via Internet dalla propaganda del Califfato. Quanti Mohamed Lahouaiej Bouhlel ci sono nelle nostre città? Quanti di loro, come lui, hanno alle spalle storie di scippi, aggressioni o violenze senza alcun legame col fondamentalismo islamico? È GIÀ MOLTO difficile tener d’occhio le cellule terroristiche, figuriamoci se è possibile sospettare di tutti i tunisini depressi e ubriaconi come lo stragista di Nizza. Non si possono nemmeno espellere tutti i musulmani che commettono un qualunque reato comune nel timore che un giorno possano trasformarsi in attentatori. Dobbiamo invece imparare a convivere con la paura come capita da sempre agli israeliani. Prendere alcune precauzioni in più. Rinunciare a qualche piccola libertà personale per avere in cambio più sicurezza. Non spazientirsi per controlli di polizia che saranno sempre più rigorosi e severi. Tenere alta la guardia, non allentare la vigilanza, segnalare alle forze dell’ordine le persone sospette. Il terrorismo islamico forse non riuscirà a chiuderci in casa, ma ha già condizionato la nostra vita. Non rassegnamoci ma dobbiamo essere consapevoli di una cosa: difendersi da chi cerca la morte è impossibile.

giuliano.molossi@ilgiorno.net