Fornaci a Castelveccana, il paradiso che non c’è

Ingressi abusivi e proprietà “lontana“. L’amministrazione comunale spera in una svolta

La zona delle Fornaci a Castelveccana: splendida ma pericolosa

La zona delle Fornaci a Castelveccana: splendida ma pericolosa

Castelveccana (Varese), 2 luglio 2020 -   È ancora incerto il futuro delle ex Fornaci di Caldè. L’area, situata nel territorio comunale di Castelveccana, è balzata nuovamente agli onori della cronaca dopo una serie di denunce operate nelle scorse settimane dai carabinieri. A metà giugno sono stati 21 i giovanissimi ad essere identificati mentre campeggiavano in zona. Si tratta infatti di un’area privata, un aspetto non secondario, che però sembra non scoraggiare i giovani frequentatori. La settimana successiva è infatti seguito un ulteriore blitz dei militari, che nel corso di un nuovo controllo hanno fermato altri 58 ragazzi poco più che maggiorenni. Non si ferma dunque la frequentazione da parte dei più giovani di un tratto di lago molto affascinante e dalle acque limpide ma altrettanto pericoloso per la presenza di vecchi edifici industriali in disuso e a rischio di crollo. Si tratta proprio delle antiche fornaci, dove fino alla metà del secolo scorso si lavorava la calce.

Gli episodi recenti sono solo gli ultimi di una lunga lista, la scorsa estate il luogo fu anche teatro di una tragedia. Un ragazzo di 17 anni originario del Togo perse la vita dopo un tuffo in acqua. Andando ancora più a ritroso nella memoria si arriva al 2006, anno in cui l’area fece da sfondo a un rave a cui parteciparono centinaia di ragazzi. Un problema che si ripropone da tempo dunque, e per il quale non si intravede al momento una soluzione, come conferma il sindaco Luciano Pezza. "L’area non è pubblica – spiega – e da parte della proprietà non è pervenuto all’amministrazione alcun progetto di recupero". Il Comune auspica di poter avere un confronto con i proprietari, una società che ha sede a Roma, per poter intraprendere un iter di riqualificazione del comparto. "Nell’area ci sono strutture per circa 30mila metri cubi – sottolinea il primo cittadino – e la problematica principale è quella della messa in sicurezza della roccia e dell’ex cava". La soluzione ideale per l’amministrazione comunale sarebbe quella di restituire l’area alla cittadinanza, andando a creare un percorso pedonale della lunghezza di poco più di un chilometro. "Non abbiamo mai puntato sugli oneri di urbanizzazione – spiega Pezza – ma sull’acquisizione di una passeggiata pubblica a lago e sulla realizzazione di un pozzo di captazione dell’acqua potabile". In attesa di sapere quale sarà il futuro dell’area la proprietà ha provveduto recentemente a rinforzare la recinzione che delimita l’accesso alla parte privata.

È stata allestita anche una nuova cartellonistica a illustrare in modo chiaro che si tratta di una zona non accessibile. Ma dopo pochi giorni c’è già chi ha cercato nuovamente di penetrare all’interno. Lo racconta lo stesso primo cittadino, dalle cui parole traspare un velo di amarezza per i reiterati comportamenti illeciti che sembrano non trovare fine. "Qualcuno ha già cercato di fare leva per disarcionare il cancello dai cardini – spiega – si riscontrano continui tentativi di fare ingresso all’area e i cartelli di divieto vengono addirittura portati via. In Svizzera e in Germania le recinzioni sono alte 50 centimetri, da noi invece succede questo". Una situazione a cui è in effetti difficile dare una spiegazione logica, se si considera poi che il tratto in questione non è certo l’unico angolo di Lago Maggiore meritevole di essere vissuto, a partire proprio dalla stessa Castelveccana. "Caldè in particolare – sottolinea il sindaco – presenta aree a lago pubbliche ben delimitate, facilmente accessibili e posizionate in punti panoramici che permettono di godere della bellezza dei luoghi e consentono di accedere alle acque prospicienti".