Amazon, la protesta a Buccinasco

Anche nell'hinterland milanese le manifestazioni per lo sciopero

I lavoratori in sciopero a Buccinasco

I lavoratori in sciopero a Buccinasco

Buccinasco (Milano), 22 marzo 2021 – Oltre 150 lavoratori hanno manifestato davanti ai cancelli della sede Amazon di Buccinasco, in via dell’Artigianato. Dalle 6 di questa mattina, i driver del colosso dell’e-commerce hanno incrociato le braccia per chiedere “condizioni di lavoro più dignitose”, hanno detto in coro i dipendenti. A farsi portavoce delle proteste, Lorenza Ciurlia della Cgil che ha parlato come “rappresentante sindacale e come donna che guida il furgone. Abbiamo bisogno che i nostri diritti vengano garantiti, a partire dalla clausola sociale di sicurezza che ci garantisce il posto di lavoro anche in caso di cambiamenti all’interno delle ditte che lavorano per Amazon. Se una di queste fallisce, per esempio, vogliamo che il posto di lavoro venga conservato”.

Tra le richieste dei fattorini anche maggiori garanzie sui contratti a tempo determinato: “Basta con questi lavori a tempo – ancora la sindacalista –: una manovra che tende a prendere lavoratori per turni anche solo di pochi giorni per poi lasciarli a casa. Vogliamo più sicurezze, per noi, per le nostre famiglie”. I lavoratori si sono visti aumentare il numero degli “stop”, cioè le fermate per le consegne, da 90 a oltre 130, con punte anche di 170 stop in un giorno.

“Senza considerare che tra uno stop e l’altro magari corrono 20 chilometri – aggiunge Ciurlia –. In zona rossa poi, non è così semplice lavorare”. Si riferisce ai locali e bar chiusi, dove prima c’era almeno il tempo di bere un caffè, fermarsi un minuto per “togliere gli occhi dalla strada. Io guido il furgone da quattro anni, non è semplice. Anche solo per andare in bagno, ci dobbiamo fermare in punti isolati in strade di campagna, quando va bene. E soprattutto per noi donne non è il massimo. Altrimenti sono quasi 9 ore senza sosta”.

Nell’azienda dove lavora Lorenza (che a sua volta fa le consegne per Amazon) su circa 80 dipendenti solo 3 sono donne. “Non è facile – ammette –. In questa situazione e con l’emergenza covid il lavoro è aumentato, così come la fatica. Ma sempre alle stesse condizioni. Ci riteniamo fortunati per aver potuto lavorare anche in pieno lockdown, pensando alle tante famiglie rimaste senza lavoro, ma anche noi abbiamo bisogno che vengano tutelati i nostri diritti e garantite condizioni umane”.