MATTIA TODISCO
Sport

Inzaghi si tiene il suo 9. "Che qualità il francese. Big Rom? Ho lavorato per il bene della squadra»

L’allenatore nerazzurro: "Grande maturità contro un avversario che si è difeso"

I primi complimenti di Simone Inzaghi sono per Marcus Thuram. L’uomo che gli ha risolto la partita, quando sfondare sembrava un’impresa sempre più complicata. Ha preso il posto di Lukaku (o di Dzeko a seconda di chi si poteva considerare titolare lo scorso anno) e sta facendo la differenza. "Deve continuare a lavorare come sta facendo sempre - dice il tecnico del suo numero 9 -. Cura molto i dettagli in campo e fuori. Si sta togliendo delle soddisfazioni. Tutti conoscevamo le sue qualità, dopo la prima settimana avevamo già capito che lavorando così avrebbe potuto far bene. Non c’erano dubbi, se non l’inserimento in un altro campionato, ma ha anche il vantaggio di conoscere la lingua".

Con l’inserimento giusto su cross pennellato da Dimarco, Thuram ha “stappato“ una gara arrivata nel momento del gol a nove giri di lancette dal 90’, complice una Roma rannicchiata nella propria trequarti. "Abbiamo trovato una squadra che si difende molto bene - risponde ancora Inzaghi -. In partite così, in cui non riesci a sbloccare servono lucidità e maturità". Ingredienti che hanno fatto bene anche in fase di preparazione della gara, vissuta in un’atmosfera particolare per il ritorno di Lukaku. "L’atmosfera a San Siro è sempre stata eccezionale. Stavolta si sentiva ancora di più ma qui è sempre magica. Romelu? Non ci siamo visti, il pensiero su di lui lo avevo già espresso quest’estate. Sanno tutti cosa ho fatto per riaverlo qui. La sua decisione è stata quella di andare via, me ne sono fatto una ragione. Ma se lo avessi incontrato lo avrei salutato senza problemi. Le scelte che ho fatto l’anno scorso sono sempre state per il bene dell’Inter". Sottolineatura doverosa dopo le voci che volevano il belga contrariato per lo scarso utilizzo nella seconda parte della stagione, compresa la finale di Champions.

L’argomento “Big Rom“ viene dribblato dagli altri nerazzurri: da Asllani ("In spogliatoio non ne abbiamo parlato ma ognuno fa le sue scelte") a Calhanoglu, che addirittura si ferma a un laconico "non voglio commentare". In fondo anche lui ha scelto di passare dal Milan all’Inter a parametro zero e si è attirato le antipatie dei vecchi tifosi, anche se coi compagni di un tempo oggi ha rapporti migliori rispetto a Lukaku. Il turco, ammonito a metà ripresa e sostituito con Asllani per evitare guai peggiori, ha colpito una traversa e sfiorato la rete in un’altra circostanza. Soprattutto, continua ad essere un perno della squadra nelle due fasi. "Con i tre dietro e cinque in mezzo mi sento bene nella posizione in cui sono - afferma -. Sono cresciuto in fase difensiva, che prima non curavo perché ero un trequartista. Sto provando ad essere più aggressivo nei duelli. Sono un po’ lontano dalla porta, ma provo lo stesso ad andare avanti per fare gol. Barella e Mkhitaryan mi aiutano tanto e le occasioni alla fine arrivano. L’avvio di campionato? Quest’anno abbiamo più lucidità contro le piccole, a parte le gare con Sassuolo e Bologna. Stiamo lavorando in un clima molto positivo".

A sostenere l’Inter, ieri, c’erano anche Walter Zenga e Marco Materazzi che nel pre-partita sono passati a salutare gli ultras fuori dallo stadio. "Il mio erede? Bastoni è uno che gioca in Serie A da anni - afferma l’ex difensore - Ho sempre detto che sarebbe diventato lui e mi rende orgoglioso ogni partita che fa".