Inter-Suning, una freddissima scissione

La proprietà cinese sempre più lontana accentua le difficoltà economiche del club. Le trattative per la cessione rimangono aperte

Zhang Jindong con il figlio Steven Zhang nelle sede dell’Inter

Zhang Jindong con il figlio Steven Zhang nelle sede dell’Inter

Milano, 7 febbraio 2021Raccontano che la scorsa estate, dopo che il giovane Zhang era stato definito simpaticamente “figlio di papà” (ma chiamarlo “giovane rampollo“ non cambia la sostanza delle cose) dai piani alti della “comunicazione di regime“ di viale della Liberazione qualcuno sia andato su tutte le furie, al punto di prendere il telefono e fare una bella ramanzina al giornalista “reo“ di aver scritto tal cosa. Questo giusto per capire il clima di tensione, nervosismo e frustrazione che da mesi si respira in casa Inter, soprattutto da parte di chi avrebbe il dovere di informare tutti, senza discriminare “la stampa di serie A e serie B“, su quanto sta realmente accadendo nel club più blasonato d’Italia. Non tanto per il rispetto dei media (utili quando c’è bisogno di promuovere operazioni di marketing) ma nei confronti dei tifosi, i primi ad avere il diritto di sapere la verità.

E la verità è quella che da mesi questo giornale cerca di raccontare, nonostante il solito ufficio stampa abbia deciso di mettersi di traverso, nascondendo o mistificando quanto oggi, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti. Lo sanno bene dirigenti bravi e leali come Marotta e Ausilio, che hanno le mani legate di fronte alla prepotenza e all’assurda gestione di un settore strategico come la comunicazione. Lo ha capito anche Antonio Conte, che ben conosce la storia del club, soprattutto degli ultimi due lustri, dove talpe e corvi vari che si aggiravano dalle parti di Appiano Gentile, hanno “tradito“ e ferito allenatori giovani come Stramaccioni e altri più “navigati“, da Mazzarri a Spalletti. Già un anno fa Antonio, mai difeso dalla comunicazione nei momenti bui, in cui “fuoco amico“ sparava da ogni parte, mandò sul tema segnali d’insofferenza. Ma questo è solo uno dei problemi di questo enorme fallimento gestionale dell’Inter.

E qui torniamo al giovane Zhang e al suo papà. Perché se tutto ciò è permesso, con la dirigenza impotente quanto l’allenatore, lo si deve al fatto che l’Inter è fra le poche società al mondo gestite “via zoom“ o tramite “skype“, con una Proprietà colpevolmente latitante da mesi: c’è il padre-padrone Zhang Jindong da una parte, impegnato in patria fra tentativi di scalata politica al Partito Comunista ma pure alle prese con i danni economici post-covid delle sue aziende, e il figlio Steven Zhang dall’altra, ormai trasformatosi da più giovane presidente di una squadra di serie A a “influencer“ di successo sui social asiatici. Il “figlio di papà“ si è già stufato dell’Inter. Via giacca e cravatta d’ordinanza e avanti con un look più sbarazzino e certamente più consono alla sua età, come dimostrano foto e video postati sulla “rete“. Per carità, ognuno è libero di fare ciò che vuole, il problema è che la famiglia Zhang è quella che comanda l’Inter. E l’Inter (intesa come società) sta affondando lentamente. Ma il capitano (ovvero il presidente) è già sceso da parecchio dalla storica imbarcazione che naviga verso lo scudetto in balia delle onde. Ha preso il primo aereo per Nanchino (7 ottobre 2020) ed è tornato a casa col pretesto della vaccinazione anti-covid. Da lì è più facile impartire ordini nascosti dietro un computer. In viale della Liberazione, però, il capitano ha lasciato i suoi fedelissimi discepoli. Pochi e prontissimi a spifferare tutto ciò che avviene e magari a negare scomode verità.

Insomma, l’Inter adesso è tutto questo. Con la cassaforte chiusa e un futuro da scrivere. Con la squadra che grazie al carisma e alle idee del suo allenatore combatte per lo scudetto e la Proprietà, in eterna contraddizione con se stessa, che lotta per la sopravvivenza. “Bacchettata“ anche da dall’ex patron Massimo Moratti, che dopo aver sopportato lo sfregio di veder cambiare il nome della Pinetina (Suning Center... in memoria di Angelo Moratti) non può tollerare che il suo grande amore sportivo sia abbandonato a se stesso. C’è solo da sperare. Le ultime indiscrezioni ci dicono che la trattativa con Bc Partners, nonostante alcune manovre di disturbo, è ancora sul tavolo. Aperta. Il fondo inglese, dopo aver seguito in toto le indicazioni arrivate da Goldman Sachs Asia (advisor a cui si è rivolto Suning per la ricerca di soci) ha presentato l’offerta per il controllo quasi totalitario della società (il 68,5 % è ad oggi nelle mani del colosso asiatico). Anzi, i beneinformati rassicurano che con novecento milioni (qualcosa in più dei 750 sul tavolo, 400 milioni di debiti compresi) si potrebbe definire tutto e subito, senza dimenticare che sullo sfondo restano gli svedesi di EQT e il fondo Mubadala in cooperazione con Fortress Investiment Group.

Sarebbe un affare per tutti, evitando spargimenti di lacrime e sangue e soprattutto ingiuste sofferenze ad una tifoseria che finalmente sta ricominciando a sorridere, grazie al talento di Barella e alla forza fisica di Lukaku, leader di uno spogliatoio che Conte è riuscito a modellare a sua immagine e somiglianza. Ma gli stessi beneinformati aggiungono che l’agonia rischia di prolungarsi, e che Suning sia a caccia di liquidità per l’immediato (200 milioni di euro) perché il giovane presidente Zhang sogna di salutare tutti a giugno magari alzando un trofeo. Di qui il blackout degli ultimi giorni.

La realtà conduce alle ultime preoccupanti notizie anticipate ieri: PPTV, televisione che fa capo al gruppo che detiene la proprietà dell’Inter, non è concesso il diritto di trasmettere il campionato italiano. Il motivo è semplice: Suning non paga il dovuto (accordo da 15 milioni di euro) da molti mesi. Questo si aggiunge alla delicata situazione dell’Inter, con i conti che non tornano da tempo. Prima il mercato bloccato, poi gli stipendi non corrisposti. Ma a soffrire, più che la squadra, è proprio il mondo di fornitori che però adesso comincia a mettere sotto grande pressione il club. Saranno mesi difficili, senza dubbio non mancheranno nuove proposte. Ma oggi si assiste ad un gelido distaccamento da parte della proprietà nei confronti del management italiano. Basta risentire le ultime dichiarazioni dell’ad Marotta per capirlo. Resta una considerazione: la politica di Suning in questi anni non ha avuto senso. Zhang Jindong e il suo figlioccio hanno illuso tutti, facendo esplodere i costi (acquisti e ingaggi) a fronte di ricavi aleatori (sponsor cinesi obbligati). E al primo stop del Partito, aggravato dalla pandemia, è crollato tutto. Inevitabile. E’ stato folle e autolesionistico non averlo previsto. Peggio ancora provare a smentire o a negare una realtà sotto gli occhi di tutti. Zhang padre ovviamente deve pensare ad un gruppo che vale 200 volte più dell’Inter, ma dare la colpa ad altri fa sempre comodo.