GIULIO MOLA
Sport

Ciao "Tarcio", pilastro della filastrocca degli invincibili

Colonna dell'Inter, poche parole e tanta sostanza, esponente della "schietta" di giocatori friulani che hanno fatto grande il calcio italiano fra anni '60 e '70. Da allenatore lanciò Mancini

Tarcisio Burgnich con la maglia nerazzurra

C’era una volta Sarti, Burgnich, Facchetti .... insomma, una formazione di fenomeni che ricordavi a memoria,  snocciolando i nomi uno dietro l’altro come se fossero tuoi familiari. Chi vi scrive non era ancora nato, ma sa bene che così iniziava il mito della grande Inter di Herrera.   E ora che anche un altro pezzo di quella squadra leggendaria  se ne va (lui che pure - pochi lo ricordano - aveva vinto un tricolore anche con la Juventus di Sivori e Boniperti), proprio nei giorni in cui il popolo nerazzurro torna a sentire l’inebriante profumo di scudetto, siamo tutti più tristi. Tarcisio, per tutti "La Roccia", non solo è stato uno dei più grandi difensori della Storia; era un pezzo importantissimo di quell’11 invincibile e ormai scolpito nella nostra mente che comprendeva pure Bedin, Guarneri, Picchi, Jair, Mazzola, Peirò, Suarez e Corso. Era una brava persona Burgnich, un professionista esemplare Uomo "tagliato con l’accetta" come tanti suoi conterranei friulani, duro e sincero, burbero e umile, di poche parole ma tanta sostanza. E comunque tutt’altro che scontroso: anzi, incredibilmente ricco di ironia. Come quando rivelò: "Con Herrera eravamo sempre in ritiro. Ho dormito più con Facchetti che con mia moglie...". Quando il Mago decise che era “vecchio”, si costruì un’ultima bellissima stagione al Napoli di Vinicio, facendosi apprezzare da una città teoricamente molto diversa rispetto al suo carattere riservato, ma così pronta ad amare chi sa amarla. Tarcisio, ragazzo della guerra, aveva cominciato a giocare a calcio nel suo Friuli esercitandosi con un “pallone” fatto col fieno. Aveva esordito nell’Udinese col corregionale Zoff, che nel tempo sarebbe diventato suo compagno di tante battaglie in azzurro. Allodi poi lo spinse ad accomodarsi sulla panchina, e Burgnich come allenatore  ha seminato la sua serietà in tantissime piazze italiane. È stato il tecnico che, a Bologna, ha lanciato Roberto Mancini, tanto per fare un esempio molto illustre. Ci ha lasciato un dilemma irrisolto. La corretta pronuncia del suo cognome era Bùrgnich o Burgnìch? "Chiamatemi “Tarcio” come faceva Mazzola", ci rispondeva in ogni intervista. Dove prima di ogni cosa emergeva la  serena timidezza. Buon viaggio Tarcio.