
Alberto Tomba riflette sulla sua carriera e il nuovo docu-film "1.14 – An Alberto Tomba Story" al Milano Film Fest.
Quando ancora c’erano le grandi nevicate Alberto Tomba sciava a Milano. Il 23 dicembre 1984 su quella che è nota come Montagnetta di Milano, ovvero Monte Stella, un semi sconosciuto della Nazionale B ottenne una prima vittoria di rilievo nello slalom parallelo. Era solo l’inizio della leggenda dello sciatore bolognese. Leggenda celebrata, proprio nel capoluogo lombardo, durante la prima edizione del Milano Film Fest. È stato infatti realizzato un micro docu-film, chiamato "1.14 – An Alberto Tomba Story", titolo che fa riferimento al vantaggio di 1.14 secondi che stabilì durante la prima manche ai Giochi Olimpici di Calgary del 1988, prima di conquistare l’oro olimpico. L’ex sciatore, presente alla prima della breve pellicola, ha aperto i cassetti della memoria e si è lasciato andare ad alcune riflessioni. Tomba rimpiange la mancata esistenza dei social, negli anni delle sue gare, per poi ammettere di non usarli più di tanto. "Per fare certe smentite sarebbe stato meglio averli a suo tempo, perché non replicavo a nulla, lasciavo scorrere tutto".
Impossibile, inoltre, non ricordare tutti i successi ottenuti in pista: "Ho cominciato a vincere a 18 – 20 anni e non ero pronto, poi è arrivata l’esperienza con il passare del tempo. Ero introverso, ma allo stesso tempo disponibile e dicevo sempre di sì. Mio papà mi disse "Alberto, non puoi sempre acconsentire". C’era questa tv privata che mi seguiva e mi diceva "Fai qualcosa che ci diverta, che ci faccia vendere: a 3000 metri, devi fare qualcosa di diverso, da cittadino: non ero il montanaro nato fuori dai rifugi, avevo qualcosa in più, questo è piaciuto alla gente. Allo stesso tempo devi anche vincere o non ti segue nessuno. C’è il rammarico solo del ritiro a 31 anni ma ero stanco, stressato".
Non a caso i successi non sempre sono stati vissuti con spensieratezza, tanto da svelare di essere stato quasi "costretto a ottenerli": "Quando raggiungi un trionfo, un secondo o terzo posto vengono percepiti come una delusione. Spesso dovevo vincere per zittire la stampa, altrimenti tiravano fuori le cose negative".
Tornando al presente, spiega che anche oggi esistono icone capaci di andare oltre lo sport: "Abbiamo Federica Brignone e Jannik Sinner nel tennis". Infine, si lascia andare a qualche riflessione sulla salute del movimento sciistico maschile: "Eh..aspettiamo un ragazzo, un nuovo erede. Vediamo se arriverà. Lo sci non è come il calcio, devi andare in Austria per avere un campione che nasce ogni anno. Brignone, Goggia e Bassino stanno andando alla grande. Abbiamo Paris e qualche discesista, però ora ci sono le Olimpiadi, non puoi far nascere un campione da un giorno all’altro, spero che succeda al più presto". Tomba non fa troppe previsioni e aggiunge: "Non mi aspetto un exploit anche se i Giochi Olimpici sono aperti a tutti: la Coppa del Mondo premia chi è polivalente, alle Olimpiadi non è sempre così come ai Mondiali, è una gara secca. Siamo a giugno, è presto".
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