ANDREA SPINELLI
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Dal Rock’n’Roll al Forum. Frah Quintale in un Lampo: "Il mio unico compito è far scoccare la scintilla"

Il cantautore dal locale in zona Centrale agli 11mila fan sugli spalti di Assago "Sono orgoglioso. E a fare la differenza probabilmente è che a Milano ci vivo". Il nuovo lavoro presentato con una biciclettata. "Lavoro a NoLo e abito in Cenisio".

Frah Quintale, al secolo Francesco Servidei, debutterà sul palco del Forum

Frah Quintale, al secolo Francesco Servidei, debutterà sul palco del Forum

L’altro ragazzo della via Gluck. I suoi primi passi nel mondo della musica milanese Frah Quintale li ha fatti al Rock’n’Roll, il locale a due passi dalla strada in cui Celentano lascia il cuore nella sua più celebre hit. Anche se poi ad attrarre i suoi interessi è stato il quartiere di NoLo dove il cantautore bresciano, al secolo Francesco Servidei, classe ’89, ha stabilito il crocevia dei suoi mondi artistici. Plurale obbligato vista la passione pure per la grafica e per la pittura che lo spingono di questi tempi ad occupare il buen retiro in cui nascono le sue canzoni con grandi disegni di quei palasport che affronta per la prima volta (da solo) la prossima primavera. Debutto al Forum di Assago il 13 aprile. Intanto venerdì arriva “Lampo”, il singolo con cui Frah-Francesco riprende il cammino solista dopo l’esperienza due con Coez di “Lovebars”. "Tutto sommato sono contento di essermi potuto fare un’idea dei palasport condividendo la responsabilità di palchi tanto impegnativi con un’altra persona" ammette. "So che da solo sarà tutto diverso, ma grazie all’esperienza accumulata con Silvano (Albanese, Coez, ndr) forse un po’ meno preoccupante".

Difficoltà nel lavorare con altri?

"Avendo fatto tanti anni d’attività di gruppo coi Fratelli Quintale, sapevo che le dinamiche dello scrivere dello stare assieme a volte possono creare discrepanze e attriti, soprattutto per uno come me abituato a non invadere gli spazi altrui, ma a difendere i propri con gelosia. Sotto questo aspetto l’esperienza con Coez s’è rivelata molto positiva nel farmi capire che sbagliavo ad avere certi timori perché in due si possono raggiungere obiettivi molto interessanti".

Cosa cambia il Forum rispetto agli altri palazzetti del tour?

"A fare la differenza è probabilmente il fatto che a Milano ci vivo. Dai 150 spettatori del Rock’n’Roll agli 11 mila di Assago il passo è lungo e pensare di averlo fatto in meno di un decennio d’attività solista mi rende particolarmente orgoglioso".

Cosa s’aspetta da “Lampo”?

"È il mio ritorno alla carriera solista dopo la parentesi di ‘Lovebars’ e quindi spero sia ben accolto in radio, anche perché prodotto da Ceri con cui nel 2017 avevo lavorato al mio primo progetto solista ‘Regardez moi’. Ma il destino delle canzoni è nelle mani del pubblico e quindi vedremo cosa accadrà".

È sempre così.

"Noi artisti abbiamo il compito di far scoccare la scintilla, di prendere le idee che stanno nell’aria e metterle su un foglio o in musica. Il resto lo decide poi il mondo fuori".

Una volta pubblicata la canzone non è più di chi l’ha scritta.

"Diciamo che chi l’ha scritta non può più deciderne i destini, penso pure a brani miei esplosi improvvisamente su TikTok dopo anni passati nell’ombra o quasi".

Per il lancio di lampo unisce la passione per la canzone con quella per la bicicletta.

"Giovedì facciamo una ‘biciclettata’ in un posto ancora segreto. Con l’iscrizione sui social alla Lampo Ride Out, infatti, arrivano le coordinate del punto d’incontro da cui poi partire assieme per un viaggio cittadino con sorpresa finale. Pur lavorando a NoLo, abito in zona Cenisio e quindi utilizzo la bici quotidianamente; mi sembra carino legare la mia vita di tutti i giorni ad un evento con i fans".

Qual è il riflesso della cornice che ha attorno sulle canzoni che scrive?

"Che parli d’amore, d’amicizia o di vita quello che entra nelle mie canzoni non è mai una sola cosa in un solo momento, ma sempre una somma di esperienze. Tutte filtrate attraverso quel che vivo".

Fra i progetti nel cassetto c’è pure una raccolta dei suoi disegni.

"Mi piacerebbe molto. Vengo dal mondo dei graffiti, quindi la mia motivazione principale all’inizio è stata lo studio della lettera e la ricerca di un mio stile grafico. Sono uno che prende la penna in mano e si lascia trasportare, quindi, un mio volume illustrato sarebbe molto vario e istintivo".

S’è trasferito qui nel 2017, cos’ha assorbito di Milano?

"Quando torno a Brescia mi dicono: l’accento. Ma non è vero. Piuttosto un po’ di puntualità sul lavoro, caratteristica che prima non avevo. La metropoli ti responsabilizza. Pure nell’arte c’è un gran confronto e questo ti spinge a lavorare su te stesso per essere competitivo in tutto quel che fai".

C’è qualcosa che rimpiange della provincia?

"Il fatto di uscire dalla città e ritrovarsi subito in aperta campagna a respirare. A Milano trovare posti con poca gente è abbastanza faticoso".