Ponte in Valtellina, aquila in agonia a causa del piombo

Il rapace si è avvelenato dopo aver mangiato la carcassa di un ungulato ucciso dai cacciatori

L'aquila è in cura da due settimane

L'aquila è in cura da due settimane

Ponte in Valtellina, 13 dicembre 2019 -  Sembrerebbe avere poche speranze di sopravvivenza l’esemplare di aquila reale ricoverato, da ormai due settimane, presso il Centro di recupero animali selvatici di Ponte in Valtellina. La diagnosi – saturnismo, ovvero avvelenamento da piombo – è di quelle che difficilmente lasciano scampo: nel sangue dell’animale, che l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Sondrio ha inviato a Bologna – sono stati riscontati ben 2.7 milligrammi per chilo, quantità ben superiore a quella limite di sopravvivenza della specie che può tollerare, al massimo, 1.8 mg/Kg.

«L’avvelenamento da piombo nei volatili – sottolinea Enrico Bassi, ornitologo del Parco nazionale dello Stelvio - è causa di morte subdola e difficile da diagnosticare, in quanto a volte asintomatica. Altre volte i sintomi compaiono solo dopo qualche tempo dall’intossicazione, altre volte la morte è immediata". Nel corso degli anni sono stati recuperati, tra Valtellina e Valchiavenna, alcuni animali affetti da questa patologia: "Nel dicembre 2016 e nel febbraio 2017 sono state trovate due aquile contaminate - ricorda Maria Ferloni, responsabile dell’Ufficio caccia della Provincia di Sondrio - l’una proveniente da Chiavenna, l’altra da Grosio". L’incidenza del saturnismo, però, sarebbe molto maggiore dato che è presumibile che molti dei volatili colpiti non vengano mai recuperati. Si pensi che solo i camosci prelevati in una stagione sono 5-600 in provincia e gli ungulati complessivamente 2mila. Nei loro corpi morti nascondono le munizioni contenenti il dannoso metallo.