Paderno, impiantato uno stent che si riassorbe: è la prima volta in Italia

Una rivoluzione fatta... con il cuore

Il dottor Bernardo Cortese

Il dottor Bernardo Cortese

Paderno Dugnano (Milano), 13 luglio 2018 - Una nuova generazione di «scaffold» che rappresenta il presente, ma soprattutto il futuro della medicina. Ieri mattina, alla Clinica San Carlo di Paderno Dugnano, è stato scritto un pezzo di storia della cardiologia interventistica. È stato impiantato, per la prima volta in Italia, il Fantom Reva, uno stent coronarico riassorbibile (o scaffold, appunto). Gli stent vengono utilizzati per dilatare le arterie coronarie in caso di restringimenti, e quelli «tradizionali» consistono in protesi metalliche che non possono mai essere rimosse dal paziente. Lo scaffold invece si dissolve nella coronaria nel giro di 2 o 3 anni, lasciandola aperta. Riducendo oltretutto il rischio di trombosi a distanza di tempo dall’intervento. La strada dei dispositivi riassorbibili era già stata tracciata da Absorb e da una linea di prodotti di prima generazione che presentavano tuttavia alcuni limiti.

«Tecnologie che erano entrate in commercio nel 2012 e che, dopo aver fatto il loro corso, non hanno preso piede. Il Fantom invece fa parte di una generazione 2.0», spiega il dottor Bernardo Cortese, primario di Cardiologia al San Carlo, che ha eseguito l’intervento. Cortese è direttore del reparto da poche settimane, ha lavorato per sei anni al Fatebenefratelli e ha maturato una lunga esperienza nella ricerca clinica, volta a superare le limitazioni degli stent tradizionali. «Le protesi metalliche sono sicure ma, in una percentuale molto bassa e inferiore all’1%, possono presentare dei rischi di riocclusione. Da qui sono nate le nuove tecnologie, come il pallone medicato e gli scaffold».

Proprio per l’esperienza del primario, il San Carlo è stato selezionato come primo centro in Italia. Il Fantom Reva (distribuito da Biovascular) ha da pochissimo ottenuto la marchiatura Ce e presenta caratteristiche di unicità in termini di riassorbimento e di forza, garantendo un’impalcatura altrettanto solida dei dispositivi metallici. Fino a ora è stato utilizzato in Germania, in Svizzera, e mai in Italia.

Ma ieri un’équipe guidata da Bernardo Cortese e composta da cardiologi, infermieri, fellow ed emodinamisti ha impiantato lo scaffold sul primo paziente, un uomo di 78 anni che è stato operato in anestesia locale, con un catetere che dal braccio ha raggiunto il cuore, imboccando la coronaria, per condurre un filo guida di metallo di 0.014 pollici di diametro. La visuale della coronaria è stata ottenuta con i raggi X e un mezzo di contrasto. «Abbiamo un’opportunità – commenta Bernardo Cortese – Offrire ai nostri pazienti ciò che c’è di meglio». «Il Fantom è differente dalla prima generazione di scaffold Absorb – aggiunge Carmelo Mastrandrea, vicepresidente di Reva, l’azienda americana produttrice del dispositivo – È diverso il materiale: il Tyrocore, un polimero che contiene anche una percentuale di iodio. È forte, flessibile, ha strati estremamente sottili ed è biocompatibile. È l’unico scaffold radio-opaco, quindi visibile sotto i raggi X. E i risultati principali, ottenuti sui 240 pazienti a cui è stato impiantato, sono molto promettenti».