Bresso, prosegue la battaglia del comitato contro il bacino artificiale

Pronto il bando ma ci sono due ricorsi pendenti

Il progetto

Il progetto

Bresso (Milano), 10 agosto 2019 - "Davide è pronto a sfidare ancora Golia", fino all’ultimo gradino della giustizia italiana. Mentre il Comune di Milano lancia l’appalto per la tanto discussa vasca di laminazione del Parco Nord, ossia l’invaso artificiale destinato a trattenere le acque delle piene del Seveso per evitare allagamenti, il comitato bressese di via Papa Giovanni è pronto a giocare le sue ultime carte dinanzi ai giudici.

Sono infatti ancora due i ricorsi pendenti al Tribunale delle Acque e alla Corte di Cassazione. Due ricorsi che rappresentano la coda di numerosi atti d’impugnazione prodotti e pagati dalle 600 famiglie del quartiere Papa Giovanni di Bresso. Con l’obiettivo di impedire che di fronte alle loro case nasca un bacino artificiale di 40mila metri quadrati di estensione, pronto a riempirsi di acqua, fango e inquinamento ad ogni piena stagionale. Il timore dei residenti bressesi è che quel bacino si riempa di acqua totalmente insalubre che poi dovrà stagnare davanti ai loro balconi. Da quasi quattro anni il comitato è impegnato in un pesante braccio di ferro con le istituzioni che sarebbero chiamate a difendere i loro diritti. E per farlo si sono già autotassati per oltre 40mila euro in spese legali. Il Comune di Milano ha comunicato pochi giorni fa di aver bandito la gara che si chiuderà entro il 25 settembre. Se non ci saranno intoppi, la prossima primavera saranno assegnati i lavori, poi ci vorranno altri due anni per completare le opere. Il Parco Nord, che già ospita una vasca minore per le piene del sistema fognario (il velodromo), rappresenta un tassello ritenuto fondamentale nel sistema anti esondazione del Seveso che si fonda anche sulla vasca di Senago, la cui gara d’appalto è stata aggiudicata ieri. Lì verranno realizzate in tempi diversi due vasche, spesa oltre 20 milioni di euro. Tornando a Bresso, il bacino verrà realizzato su suolo del Parco Nord ed entro i confini di Milano. Dunque i bressesi sono solamente gli sfortunati spettatori di uno “spettacolo” che non hanno mai voluto.

"Questo progetto è un’occasione persa sotto tutti i punti di vista – ha commentato il sindaco Simone Cairo -. Io sono arrivato a giochi già fatti, ma ho tentato di minimizzare i danni. Milano non ha voluto ascoltarci. Avevamo proposto di spostare il bacino verso il cimitero di Bruzzano, avremmo risolto i problemi dei bressesi e ricavato spazio per creare un bosco a protezione dei caseggiati. Ma non ne hanno voluto sapere". Il sindaco parla di vittoria almeno per quanto riguarda le "compensazioni ambientali". Il Parco Nord riceverà 109mila metri quadrati di aree da bonificare e destinare a verde, quasi il triplo rispetto alla superficie della vasca. Il 60% di queste aree sono sul suolo di Bresso. "Per il Parco Nord la vasca di laminazione è una ferita – ha commentato il presidente del parco Roberto Cornelli –. È stata approvata perché è un male necessario per gestire le esondazioni. Non abbiamo potuto far altro che prendere atto della decisione della Comunità del Parco che ha dato il via libera. Abbiamo lottato per avere una compensazione congrua in termini ambientali".