Bestie di Satana, il padre di Fabio: "Mi tormenterà sempre non sapere il perché"

Suo figlio fu ammazzato a 16 anni nel 1998 dalle “Bestie di Satana”. Oggi Michele Tollis accetta il rilascio dell’assassino ma aspetta ancora il risarcimento

Fabio Tollis suonava in un gruppo Metal

Fabio Tollis suonava in un gruppo Metal

Cologno Monzese (Milano), 25 aprile 2020 -   Ha camminato in lungo e in largo per l’Europa alla ricerca di suo figlio, per quattro lunghi anni, convinto che non fosse scappato ma che gli fosse accaduto qualcosa. Quando arrestarono Andrea Volpe ed Elisabetta Ballarin, nel 2004, per l’omicidio di Mariangela Pezzotta, Michele Tollis capì immediatamente che suo figlio poteva essere collegato alle “Bestie di Satana” e non si sbagliava. Pochi mesi più tardi Volpe accompagnò gli inquirenti a scavare dove Fabio Tollis, ucciso nel 1998 con Chiara Marino, allora 19enne, era stato sepolto. Oggi, 16 anni dopo, Andrea Volpe è tornato a piede libero per aver finito di scontare la pena nel carcere di Ferrara.

"Sono sereno rispetto al rilascio di Volpe, devo riconoscere che si è guadagnato lo sconto di pena perché ha vuotato il sacco e se non fosse stato per lui non avremmo scoperto nulla", dice oggi Michele Tollis. "È chiaro, non dimentico, è impossibile. Ma Volpe ha avuto il fegato di colloquiare con me in carcere, a quattr’occhi. e chiedermi perdono, è stato l’unico". "Appena confessato Volpe ci ha portato nel bosco e si è ricordato esattamente dove fosse seppellito mio figlio, ci torno ogni anno e poi vado a portare fiori sulla tomba di Mariangela".

Gli anni non hanno cancellato il suo dolore, come certamente quello di nessuno dei familiari delle quattro vittime di quella che fu definita una setta ma che, in sostanza, fu un gruppo di giovani che fece di violenza e istinto omicida un passatempo macabro e incomprensibile. "Ciò che mi tormenterà sempre è che non sapremo mai perché - aggiunge Tollis – ad oggi ancora il movente non esiste". Quando Fabio uscì per andare a mangiare una pizza, quella maledetta sera di gennaio, chiese 20mila lire, poi baciò papà e mamma e uscì, per non fare più ritorno a casa. "Era un bravo ragazzo, e con il suo gruppo erano dei talenti, precursori nel Metal - ricorda Michele – non sarebbe mai sparito da casa lasciandoci senza notizie, mai".

Dal giorno della sua scomparsa Tollis ha denunciato, chiesto aiuto in televisione, si incatenò persino fuori dalla Procura di Milano per tentare di smuovere le indagini. Entrò in tutti i bar dove Fabio andava con gli amici, partì per la Germania a cercarlo nei festival Metal, seguendo centinaia di segnalazioni. In cuor suo però, sapeva che il figlio 16enne non era poi così lontano da Cologno Monzese, dove è cresciuto, nella casa in cui la famiglia Tollis vive ancora oggi.

"Spero che Volpe riprenda in mano la sua vita, trovi un lavoro e riesca a darci un risarcimento per quanto abbiamo vissuto", conclude. In anni di processi, i Tollis non hanno ricevuto alcun risarcimento. Ora "per restituire dignità a una famiglia che ha sofferto troppo", l’avvocato Michele Sarno ha dichiarato di voler prendere in carico il caso dei Tollis.