Il ministro e lo chef? In carcere a Bollate

Martina e Cracco visitano il ristorante InGalera

Bollate (Milano), 4 marzo 2017 - Un ministro, Maurizio Martina, e uno chef stellato, Carlo Cracco, in carcere a Bollate per degustare i piatti proposti dal ristorante "In Galera". Oggi, nel pomeriggio, la squadra dello chef Davide, detenuto a Bollate, cuoco del ristorante, ha mostrato ai due, in particolare a Cracco di cosa sono capaci e cosa offrono ai clienti del ristorante. I piatti proposti sono stati una tartare con fragole sotto spirito e un pil-pil di merluzzo. Piatti che sono stati preparati sotto gli occhi attenti di Cracco e poi degustati dal ministro e dallo stesso chef.

"Sono promossi - ha detto Cracco -. Merita venire, la qualita' e' grandissima, cosi' come la passione. C'e' tanta cura nella presentazione e nella cura degli alimenti". Gli chef de "In Galera", visibilmente emozionati mentre preparavano i piatti e Cracco sorpreso nell'aver potuto constatare l'alto livello del ristorante. "E' un modo per prepararsi ad uscire", ha proseguito Cracco, e a chi gli chiedeva se assumerebbe un ex detenuto, lui ha risposto che "non c'e' nulla di male, e' importante che sia preparato professionalmente, non conta il passato, ma il futuro. Sono qui per portare un po' di allegria, per fare 'cazzeggio' come si dice in cucina".

Il ministro Martina ha voluto sottolineare che questo "è un progetto straordinario. E' uno sforzo per essere una dimensione di cittadinanza. Cibo e cucina sono strumenti del riscatto civili. E sono convinto che questo progetto potrebbe essere portato in altre carceri d'Italia".  Per Martina «l'esperienza del ristorante InGalera dentro il carcere di Milano Bollate è un'occasione importante di formazione professionale e riscatto sociale per le persone che vivono un periodo di detenzione». Obiettivo della sua visita, con lo chef Cracco, è stato «valorizzare il lavoro prezioso che viene svolto nel penitenziario di Bollate. Il cibo è vita, è crescita, è cultura. Consapevoli di questo, vogliamo promuovere queste importanti iniziative».

Lo stesso, ha osservato il ministro, era accaduto «durante i sei mesi di Expo, quando cento detenuti hanno avuto la possibilità di lavorare all'interno del sito espositivo. La cucina - ha concluso - può essere un luogo di cittadinanza e di riscatto per chi vuole iniziare una nuova vita».