Torna a casa la Madonna del ’600: recuperata sui siti di vendita online

Il dipinto a olio era stato rubato quarant’anni fa dalla chiesa dei Santi Primo e Feliciano martiri

La cerimonia di restituzione da parte dei carabinieri del quadro rintracciato in Rete

La cerimonia di restituzione da parte dei carabinieri del quadro rintracciato in Rete

Pavia - È tornato a casa dopo quasi 40 anni il dipinto a olio su tela raffigurante una Madonna con il Bambino e Sant’Anna, che era stato rubato a metà degli anni ‘80 dalla chiesa dei Santi Primo e Feliciano martiri di via Langosco, nel centro della città.

L’opera, individuata attraverso i siti di vendita online, è stata riconsegnata ieri mattina dai carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Firenze dove Sant’Anna è copatrona della città assieme a San Giovanni. La cerimonia di restituzione è avvenuta alla presenza del vescovo di Pavia monsignor Corrado Sanguineti, della professoressa Luisa Erba, docente all’Università di Pavia e esperta in storia dell’arte riferita alle chiese pavesi, nonché delle locali autorità civili e militari, dove il capitano Claudio Mauti, comandante del nucleo di Firenze ha restituito il dipinto al parroco don Davide Rustioni. Secondo quanto spiegato dai militari, l’indagine, coordinata dalla procura di Bologna, è scaturita da una verifica, effettuata a gennaio 2019, sui beni d’arte venduti da privati attraverso siti internet dedicati.

Attraverso la comparazione delle immagini degli oggetti in vendita con quelli presenti nella Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, è stato accertato che l’opera era stata rubata tra il 1984 ed il 1985 dalla chiesa dei Santi Primo e Feliciano martiri di Pavia. Il venditore, un 52enne bolognese al quale l’opera è stata sequestrata insieme alla cornice in legno risultata originale, avrebbe dichiarato di averla acquistata tra il 2008 ed il 2009 in un mercatino dell’antiquariato, senza però farsi rilasciare alcuna attestazione della lecita provenienza dell’opera. E il dipinto, che adesso è tornato al suo posto, sarebbe stato realizzato da un ignoto maestro pavese nel XVII secolo

Questa restituzione dimostra come solo attraverso la stretta e fattiva collaborazione e sinergia esistente tra magistratura e carabinieri si può garantire, anche a distanza di tempo, la ricomposizione di percorsi storici, culturali e sociali con la restituzione alla collettività, di preziosi e unici beni, ormai creduti dispersi, che costituiscono l’identità dei luoghi dai quali sono stati sottratti. In questa occasione, inoltre, è risultata indispensabile la collaborazione tra i carabinieri e gli uffici diocesani responsabili del patrimonio culturale ecclesiastico che hanno permesso di identificare l’opera trafugata.