Caso Maugeri, a Formigoni pignorati vitalizio e pensione

Per la Corte dei conti l’ex governatore e altri devono restituire 47 milioni

Roberto Formigoni

Roberto Formigoni

Milano, 18 settembre 2019 - Regione Lombardia incasserà la bella somma di 47 milioni e mezzo di euro a titolo di risarcimento danni. E a versare quei soldi, ha stabilito la Corte dei conti, dovranno provvedere l’ex presidente lombardo Roberto Formigoni e gli altri condannati per corruzione nella vicenda della fondazione Maugeri, la struttura sanitaria del Pavese che nel corso degli anni ricevette dalla Regione cospicui finanziamenti non dovuti ringraziando per questo Formigoni con viaggi, vacanze e regali per un valore di circa 6 milioni. Insieme al ‘Celeste’, a saldare il debito saranno quindi gli ex vertici della fondazione UmbertoMaugeri e Costantino Passerino, il faccendiere Pierangelo Daccò, l’ex assessore regionale Antonio Simone e la Fondazione stessa, che si dice «vivamente sorpresa» e che ricorrerà in appello. Il presidente Gualtiero Brugger contesta il danno che avrebbe subito Regione Lombardia «atteso che le prestazioni eccellenti degli IstitutiMaugeri sono sempre state rese con regolarità». I giudici contabili hanno accolto solo in parte la domanda della procura della Corte dei conti, che aveva chiesto condanne per circa 60 milioni, dichiarando però «l’esistenza di un complesso sistema illecito» e di «una rete di società italiane ed estere costituenti il tramite per drenare elevati importi di denaro». Nelle motivazioni si descrive un «comprovato sodalizio criminoso» di cui Formigoni avrebbe fatto parte e che aveva come fine «il mercimonio delle funzioni politico-amministrative».

All'ex presidente della Lombardia, condannato per questo a febbraio in via definitiva in sede penale a 5 anni e 10 mesi per corruzione – e passato di recente dal carcere ai domiciliari – sono già stati sequestrati nei mesi scorsi 5 milioni di euro compresi vitalizi e pensione. Ieri i sequestri già effettuati dalla Guardia di Finanza sono stati quindi convertiti in pignoramento. La somma pari a quella che il ‘Celeste’, ritenuto al centro di un «gravissimo sistema illecito di storno di denari pubblici a fini privati», avrebbe ricevuto per viaggi, vacanze, ristoranti e l’uso di yacht e di una villa in Costa Smeralda. Secondo l’accusa in sede penale, operando attraverso i suoi intermediari Daccò e Simone che sfruttavano la loro amicizia con Formigoni, la Maugeri avrebbe pagato tangenti «in percentuale agli stanziamenti poi riconosciuti dalla Regione soprattutto per le funzioni non tariffabili (i finanziamenti che la Regione può distruibuire con discrezionalità alle strutture ospedaliere, ndr) pur di avere in cambio 40 milioni ogni anno in più rispetto ai rimborsi dovuti». Una vicenda, quella della fondazione Maugeri, per la Corte dei conti «di significativo rilievo anche sotto il profilo del danno erariale con riferimento alla illecita distrazione di risorse finanziarie» tra il 1999 e il 2011. Risorse «che, anziché essere destinate a remunerare l’espletamento di funzioni di interesse pubblico, sono andate», scrivono i giudici, al «sodalizio criminoso».

Secondo il collegio presieduto da Gaetano Berretta, che ha parzialmente accolto la richiesta dei pm contabili Antonino Grasso e Alessandro Napoli, appare «corretta» la somma quantificata di oltre 60 milioni di euro di danno all’erario, pari alle cosiddette «retrocessioni» illecite verso Formigoni e altri sul totale dei finanziamenti pubblici erogati dalla Regione, a titolo di funzioni non tariffabili, alla Fondazione. Da questa somma, però, scrive il collegio, deve essere «detratto» l’ammontare del risarcimento già versato dalla Maugeri a favore della Regione, pari a circa 14 milioni. © RIPRODUZIONE RISERVATA