Pavia, ristoratori e baristi: "Tutti pigiati sui bus. E fanno chiudere noi"

C'è esasperazione: "Così non va. O lo Stato ci viene incontro o finiremo per fallire"

La chiusura anticipata incide, ma in generale la clientela si è ridotta

La chiusura anticipata incide, ma in generale la clientela si è ridotta

Pavia, 24 ottobre 2020 - Una città dal volto spettrale. Anche molto prima delle 23, ora in cui scatta il coprifuoco, gli esercizi del centro hanno invitato i clienti a uscire e a raggiungere le loro case. "Ho deciso di chiudere prima del dovuto – ha detto Giulio Mariani del bar Demetrio – perché la gente in giro è pochissima, anche le colazioni che ho servito al mattino sono state in numero ridotto. Prima dovevamo chiudere a mezzanotte, alle 23 per noi è il disastro. E non credo che siano gli esercizi come il nostro a far correre il virus, l’altra mattina ho guardato quanti ragazzi ci fossero alle fermate del bus, tantissimi e tutti ammassati. Se noi chiudiamo prima e poi i trasporti pubblici sono pieni di gente, non risolviamo il problema". Il sentimento comune a molti pavesi è la paura, per la diffusione del virus e per il proprio futuro.

"O lo Stato ci viene incontro o falliamo – ha aggiunto Sam Kabauter de “L’ombra de vin” di piazza della Vittoria –. Abbiamo la responsabilità di far rispettare le norme per il bene comune, ma così non possiamo lavorare. Abbiamo bisogno di aiuto da parte di tutti i cittadini, dei colleghi e dello Stato. Andare al bar non è la prima cosa, ma se ci tagliano le gambe, siamo destinati a morire". Al momento della conferenza stampa del premier Giuseppe Conte, anche tra i giovani è scattato il terrore: l’ordinanza regionale che impone il coprifuoco e forse anche i dati del contagio che hanno fatto balzare Pavia tra le province con il maggior numero di positivi, hanno indotto molti a non uscire di casa. "Il coprifuoco mette in ginocchio tanti esercenti – ha detto il titolare di un altro esercizio –. Chi ce la farà, sopravvivrà". "A marzo avevamo deciso di chiudere un giorno prima, nella speranza, poi risultata vana, di aprire un giorno prima – ha concluso Dimo Perin de “La torre degli Aquila” –. Non so cosa accadrà ora. Di certo fino a lunedì noi abbiamo lavorato bene, da martedì la clientela si è dimezzata. Venerdì non sarà una serata brillante e per sabato avrò mezza sala vuota, pur avendo tolto dei tavoli per aumentare il distanziamento".