Autodromo, missione possibile. Riportare la SuperBike a Monza

Blitz a Misano del nuovo presidente Sias per riallacciare i rapporti con Dorna: l'obiettivo è riportare a Monza la SuperBike di Marco Galvani

Marco Melandri su Aprilia in Superbike (Ansa)

Marco Melandri su Aprilia in Superbike (Ansa)

di Marco Galvani

Monza, 13 settembre 2014 — Missione in riviera per riportare a casa (almeno) il Mondiale Superbike. Oggi e domani il nuovo presidente di Sias (la società che gestisce l’Autodromo di Monza) sarà a Misano in occasione del Gran premio della MotoGp. Impegnato nel Motomondiale con la sua impresa, Dell’Orto approfitterà anche per riallacciare i rapporti fra Monza e la Dorna, la società che ha ereditato anche il campionato delle derivate di serie e che da questa stagione ha abbandonato il Tempio della velocità. «Avrò occasione di aprire un dialogo e cercherò di capire nel dettaglio che cosa serve a Monza per poter tornare nel calendario - anticipa Dell’Orto -. Per il momento so che hanno chiesto modifiche per adeguarsi a nuovi standard di sicurezza». L’intenzione è di approfondire le richieste tecniche e anche eventuali richieste commerciali. Passata la sbornia della Formula Uno, adesso la nuova squadra alla guida dell’Autodromo comincia il vero lavoro. Partendo proprio dall’aspetto agonistico: «Ora abbiamo solo perso gare di auto e di moto, a cominciare dal Mondiale Superbike. Un peccato, perché oggi che l’organizzatore è lo stesso della MotoGp si potrebbe imbastire un certo discorso di crescita. Monza non ha nulla da invidiare ad altre piste, per questo bisogna capire cosa c’è da fare e le condizioni per non accontentarsi e puntare al top». Le richieste tecniche riguarderebbero innanzitutto la Parabolica, per la quale sarebbe stata chiesta una modifica del raggio di curva per rallentarne la percorrenza. Lavori chiesti anche alla Prima Variante, alla Roggia e alla Ascari: in questo caso il rischio concreto è di dover chiedere l’autorizzazione per invadere un pezzo di bosco dove allungare le vie di fuga. Interventi importanti e costosi. Che, ovviamente, devono sempre rispettare le esigenze della Formula Uno, alla quale l’Autodromo deve la sua ragione di esistere. Anche se a Monza «non bisogna subito pensare che per migliorare la situazione è necessario disboscare mezzo Parco», il suggerimento di Jarno Zaffelli, il progettista di Reggio Emilia famoso al mondo per aver messo la firma su quello che è stato definito dai piloti della MotoGp come uno dei più sicuri e bei circuiti del mondo, il Termas di Rìo Hondo in Argentina. Lui, già lo scorso anno, è pronto a mettere gli occhi anche a Monza.

marco.galvani@ilgiorno.net