Solaro, fallita la "Parma Antonio & Figli": lavoratori e terzisti preoccupati

I dipendenti storici: "Ci hanno vietato di entrare anche se dentro ci sono prodotti da completare per rispettare alcune commesse in scadenza"

"Parma Antonio & Figli"

"Parma Antonio & Figli"

Monza, 30 agosto 2019 - Hanno trascorso 40 anni nella fabbrica alle loro spalle ed ora sono costretti a restare fuori, insieme ai loro 33 colleghi, perché la Parma Antonio e figli Spa, alla vigilia dei 150 anni di attività, è fallita. Roberto Carbonieri e Felice Garbelli sono i due dipendenti con maggiore anzianità di lavoro della fabbrica di casseforti e caveau che ha servito quasi tutte le banche d’Italia e che il 21 agosto scorso il Tribunale di Monza ha dichiarato fallita, dando appuntamento ai creditori al prossimo 17 dicembre.

«Noi, come tutti i nostri colleghi, siamo in attesa di istruzioni, per ora ci hanno vietato di entrare, anche se lì dentro ci sono prodotti da completare per rispettare alcune grosse commesse in scadenza ad ottobre», raccontano i due dipendenti storici. «Il 10 settembre prossimo ci sarà l’incontro al ministero per lo Sviluppo economico per formalizzare gli atti della cassa integrazione straordinaria dei dipendenti», spiegano Giovanni Tonelli della Fiom Cgil e Valentino Ceriani della Fim-Cisl di Varese, che seguono la vicenda. «Noi due abbiamo quasi raggiunto i 40 anni di lavoro, tra cassa integrazione e Naspi dovremmo riuscire a raggiungere la pensione, ma ci sono nostri colleghi in forte difficoltà economica, anche perché siamo tutti senza la tredicesima del 2018 e senza gli stipendi di luglio ed agosto». Oltre ai lavoratori, il fallimento della Parma ha messo in difficoltà anche molti fornitori, specialmente i piccoli artigiani, come Cristian Sgaria della Omm Sas, tranceria meccanica di Paderno Dugnano.

«Ho un credito di 22mila euro per lavori consegnati e non pagati. Io sono da solo, per me questo è un colpo pesante e come me so che sono in tanti in questa situazione, come autotrasportatori e altre piccole imprese che effettuavano lavori esterni. Queste vicende sono pesanti, rischiano di distruggere tante micro aziende, mentre spesso i responsabili in un modo o nell’altro riescono sempre a farla franca». «Speriamo di incontrare a breve il curatore fallimentare per capire cosa dobbiamo fare e con quali garanzie», dicono ancora Carbonieri e Garbelli. Spiegano che i segnali di difficoltà erano chiari da qualche mese, ma che dalla proprietà continuavano a ricevere rassicurazioni, seppure evasive. «Lo scorso dicembre, per la prima volta non abbiamo ricevuto la tredicesima prima di Natale. Al rientro a gennaio hanno cominciato a rimandare la scadenza fino a quando la situazione è precipitata». I lavoratori si sono dati appuntamento a settimana prossima, per cercare di improvvisare un’assemblea davanti ai cancelli della loro ex fabbrica, sperando di avere qualche notizia in più da condividere.