Candy, il futuro si decide a Roma

Il 16 luglio i cinesi di Haier, che hanno acquistato l'azienda brianzola, presenteranno il piano industriale al Ministero dello sviluppo economico

La fabbrica della Candy

La fabbrica della Candy

Brugherio (Monza Brianza), 28 giugno 2019 - "Il 16 luglio la cinese Haier presenterà il piano industriale per lo stabilimento brianzolo della Candy. Abbiamo finalmente ricevuto la convocazione al Ministero dello sviluppo economico (Mise) che attendevamo da mesi", spiega Pietro Occhiuto, segretario generale della Fiom Cgil Brianza che aggiunge: "Attendiamo di conoscere i piano di sviluppo dell’impianto di Brugherio. Dal canto nostro chiederemo investimenti, aumento di volumi produttivi e degli orari di lavoro... In questo momento nella fabbrica si lavora fra le 15 e le 21 ore settimanali, in ogni caso sotto il livello fissato dall’ultimo accordo raggiunto la scorsa estate (24 ore settimanali fino a settembre per poi salire a 28 fino allo stesso mese del 2020 ndr)".

La trattativa al Mise era iniziata lo scorso settembre quando Haier aveva annunciato l’acquisto di Candy dalla famiglia Fumagalli con un investimento da 475 milioni di euro. Una situazione ingarbugliata. Poco prima della vendita di Candy ad Haier, era stato infatti raggiunto un accordo sindacale per la salvaguardia dei livelli occupazionali che scongiurava possibili licenziamenti (gli esuberi individuati dalla vecchia proprietà erano circa 200) nella fabbrica di Brugherio dove lavorano circa 450 operai. L’intesa siglata prevedeva un anno di cassa integrazione a 24 ore lavorative settimanali (fino al prossimo settembre) e un secondo anno senza ammortizzatori sociali ma con una riduzione “volontaria” d’orario (28 ore a settimanali). Stipendi in entrambi i casi decurtati pur di non licenziare nessuno.

"In questo momento però si lavora fra le 15 e le 21 ore settimanali... più 15 che 21", sottolinea Occhiuto. «Noi naturalmente chiederemo il rispetto almeno delle 24 ore. Magari attraverso l’opportunità concessa dalla legge di prolungare di un altro anno la cassa integrazione e posticipare eventualmente al 2020 l’entrata in vigore della seconda fase dell’accordo. In ogni caso ascolteremo con attenzione il piano industriale di Haier e se i contenuti, in termini di volumi e ore lavorate non ci soddisferanno, siamo pronti alla mobilitazione". Di certo, dal giorno dell’acquisizione, il colosso cinese Haier ha subito tenuto a precisare che gli accordi sindacali presi sarebbero stati rispettati. Compresa dunque la parte dell’intesa che prevede un aumento di volumi produttivi annui da 320mila a 500mila lavatrici a Brugherio (dove intanto Haier Europe ha portato il suo quartier generale che prima era a Parigi).

Il gruppo Candy, costruttore della prima lavatrice italiana, era arrivato ad avere un fatturato di 1,14 miliardi di euro nel 2018, circa 5.000 dipendenti nel mondo (900 fra operai e impiegati nell’unica sede italiana, a Brugherio) e impianti produttivi tra Europa, Turchia e Cina. Dal 1945 al 2018 aveva acquistato i marchi Hoover, Iberna (Spagna), Jinling (Cina) Rosières (Francia), Süsler (Turchia), Vyatka (Russia), Zerowatt, Gasfire e Baumatic. I volumi aggregati dei gruppi Haier e Candy nel 2018 rappresentavano il 15,1% del mercato globale dei grandi elettrodomestici, del 22,7% degli elettrodomestici di refrigerazione free-standing, e del 19,8% per gli elettrodomestici destinati al lavaggio. Il fatturato combinato dei due gruppi (1,4 miliardi Candy e oltre 30 miliardi Haier) si classifica al quinto posto nell’Europa occidentale e punta a raggiungere le prime tre posizioni entro il 2022.