Monza, violentò una ragazza ubriaca: "Condannatelo a 7 anni"

La richiesta della Procura per il 25enne sudamericano che avrebbe approfittato della fidanzata dell’amico semi-cosciente. La sua giustificazione: "Siamo maschi"

Violenza sessuale

Violenza sessuale

Monza, 14 aprile 2021 -  "L’imputato deve essere condannato alla pena di 7 anni di reclusione per violenza sessuale perché la vittima era in stato di semincoscienza a causa dell’assunzione di alcol e quindi non può essere stato un rapporto consensuale". È quanto ha sostenuto il pm della Procura di Monza Flaminio Forieri al processo al Tribunale di Monza che vede imputato un 25enne sudamericano residente a Monza, accusato di avere abusato di una studentessa universitaria italiana della stessa età che era la fidanzata dell’amico del presunto violentatore. La giovane si è costituita parte civile al dibattimento, arrivato ieri alla discussione, rappresentata dall’avvocata Roberta Succi. La vicenda denunciata risale all’ottobre del 2016 quando la giovane, dopo una serata trascorsa fuori con il fidanzato, anche lui allora ventenne e connazionale del suo presunto aggressore, e gli amici di lui, aveva deciso di seguirli per un dopo festa a casa di quello che sarebbe poi divenuto, secondo l’accusa, il suo stupratore.

Qui i ragazzi, a quanto emerso dal racconto della ragazza e degli altri coetanei, hanno continuato a bere, tanto che il fidanzato della giovane a un certo punto si è addormentato. Lei, assopita accanto a lui, sarebbe stata allora aggredita dal padrone di casa che approfittando della sua condizione di inferiorità dovuta al consumo di alcolici, l’ha portata sul pianerottolo e violentata. "Dopo lo stupro la ragazza ha svegliato in lacrime il suo fidanzato - ha ricostruito il pm in aula - Con il fidanzato l’amico ha liquidato la questione dicendo “siamo maschi” e la giovane è poi stata accompagnata a casa dal compagno, che però l’ha lasciata davanti al portone, tanto che la ventenne è stramazzata a terra perché non era nelle condizioni neanche di raggiungere il suo appartamento".

"L’imputato ha messo in scena al processo una difesa da manuale: la vittima era una ragazza ‘facile’ o una mezza squilibrata - ha aggiunto l’avvocata di parte civile Roberta Succi - Tutti avevano bevuto insieme una cassa di birra, ma il padre dell’imputato non si è preoccupato di questo, bensì di vedere la carta di identità della ragazza per capire se fosse maggiorenne. È stato lui a interrompere col suo arrivo la violenza sessuale. Ha sostenuto di avere fatto un video sul comportamento della giovane per dimostrare che fosse consenziente, ma poi non si capisce perché quella registrazione l’abbia cancellata".

La legale ha chiesto un risarcimento per il "danno enorme" fatto alla parte civile, che in seguito a questa vicenda aveva sospeso gli studi universitari. Si proclama innocente, invece, il 25enne, il cui difensore ha chiesto l’assoluzione dalla pesantissima accusa. "Non è stata riscontrata alcuna lesione sulla ragazza che, alle prime avance, avrebbe potuto ribellarsi se non avesse voluto acconsentire". La sentenza il 29 giugno.