Una canzone per risollevarsi, la 'Terapia Rock' dei Wet Floor

La garage band brianzola esce oggi con il primo brano dell'album "La città era piena di rumore" atteso per il 10 aprile

I Wet Floor

I Wet Floor

Brugherio (Monza), 3 aprile 2020 - In questi giorni avrebbero dovuto girare e far uscire il video della loro canzone più rappresentativa, ma per l'emergenza sanitaria “siamo rimasti a casa”. Però “abbiamo scelto di non fermarci e pubblicare una canzone che per noi è significativa in questo momento e speriamo che, in un certo senso, possa essere “terapeutica” per chi la ascolta come lo è stata per noi”. Andrea Staglianò è la voce e la chitarra dei Wet Floor, rock garage band brianzola che oggi su YouTube esce con “Terapia Rock”.

“Un pezzo che è qualcosa di diverso dal resto del disco e che quindi non ha proprio le caratteristiche di un singolo, ma l'abbiamo scelto comunque per il messaggio positivo che trasmette”, spiega Andrea. Perché “viviamo in un mondo di grande confusione, dove ognuno pensa di sapere tutto. E allora, l'unico modo per dileguarsi è puntare su se stessi e trovare la propria strada”. Per Andrea e gli altri Wet Floor (Luca Erba a basso e cori, Stefano Crippa alla chitarra e Fabio Donghi alla batteria) “l’unico modo che conosciamo per curare il nostro stato d’animo è sempre stata la musica”.

Fin da quando ascoltavano il punk rock registrato sulle musicassette, i Ramones, i Punkreas, i Clash, e poi i primi Arctic Monkeys, gli Strokes e gli Oasis. Il risultato, oggi, è l'album “La città era piena di rumore” (registrato, mixato e masterizzato da Carlo Altobelli al Toxic Basement Studio di Carate Brianza e in uscita il 10 aprile) ispirato dal libro di Guido Quarzo “Luì e l’arte di andare nel bosco”: dieci tracce per un viaggio che in un mix di alternative, garage, punk, elementi indie, ritornelli catchy e dirette ballate rock, racconta il “rumore” di una società sempre più sommersa da stimoli e informazioni in contrasto tra loro, in cui ci si sente vivi o all’esatto opposto, completamente persi.

Un po' come in questo periodo in cui il mondo sta combattendo contro un nemico invisibile. Smarrimento, ma anche voglia di rivalsa. Di rinascita. E allora, “scivolo, ma non precipito su questo pavimento”. Un pavimento bagnato come il nome (all'inglese) della band. E in effetti, “se ci pensate bene, il simbolo del cartello giallo del pavimento bagnato è un omino che non è ancora caduto. Tutti lo danno per spacciato e invece è ancora lì in bilico. Che sta cercando di rialzarsi”. Come stiamo facendo tutti. “Per armonizzare questo rumore”.