"Tre anni per peculato all’avvocato monzese"

Il legale nominato amministratore di sostegno di una 70enne disabile le avrebbe sottratto 40mila euro

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Tre anni di reclusione per un avvocato monzese, nominato dal Tribunale di Monza amministratore di sostegno di una settantenne disabile psichica, accusato di avere sottratto 40 mila euro dal patrimonio della donna che era chiamato a tutelare. La condanna è stata chiesta ieri dalla pm della Procura di Monza Emma Gambardella al processo davanti ai giudici monzesi che vede il legale, S.S., imputato di peculato. A presentare un esposto è stata la cugina della presunta vittima dell’amministratore di sostegno, che è stata fatta costituire dal giudice tutelare parte civile al dibattimento.

Secondo la Procura di Monza, l’avvocato ha sottratto 18 mila euro con bonifici mensili da 1500 euro ciascuno dal gennaio al dicembre 2012 disposti a suo favore da uno dei conti correnti della sua amministrata, ha fatto prelievi in contanti per complessivi 20 mila euro dal libretto postale della donna, si è preso con un altro bonifico l’acconto di 1800 euro per il suo lavoro di amministratore di sostegno, mentre era già stato sollevato dall’incarico e ha cercato di fare sparire un assegno di 5 mila euro pagato come acconto della compravendita della casa della settantenne, somma poi restituita al successivo professionista nominato al suo posto. "Ho preso in casa con me mia cugina C. quando la madre è morta e lei è rimasta sola - ha raccontato in aula la denunciante - Mi sono proposta io come amministratore di sostegno, invece hanno nominato l’avvocato S. nel 2011. C. prende la pensione che, con la reversibilità dei genitori, è di circa 1500 euro. Fino al 2013 la ritiravamo noi la pensione, poi il libretto postale se lo è intestato l’avvocato e mi faceva un bonifico di 1700 euro al mese che arrivava in banca". La donna sostiene di essersi insospettita quando l’amministratore di sostegno si è presentato a casa sua nel gennaio 2017.

"Mi ha chiesto di aiutarlo, era disperato e piangeva - ha spiegato la testimone - Mi ha detto che aveva problemi economici, che doveva lavorare ancora qualche anno e che non voleva rovinare la sua reputazione, mi ha mostrato un foglio a me intestato e con la mia firma dove c’era scritto che io avevo percepito per un periodo 1500 euro al mese. Mi ha detto che se lo aiutavo mi riconosceva qualcosa e di non parlare di questo incontro con nessuno".

L’imputato, sempre presente al processo, nega la pesante accusa e anche queste circostanze. La sua difesa contesta i prelievi, sostenendo che la stessa cugina della disabile ha preso delle somme. La pm ha parlato invece di "una gestione disinvolta" del ruolo di amministratore di sostegno, mentre la difesa di parte civile ha stigmatizzato come "un collega stimato sia accusato di un reato particolarmente odioso". A novembre l’arringa della difesa dell’imputato.

Stefania Totaro