Monza, un bilancio sui ragazzi del centro Jonas: "Panico e Covid, ecco i nemici"

Per il suo decennale il centro psicoanalitico Jonas traccia un ritratto dei giovani

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di Barbara Apicella

I figli di Teodolinda soffrono di attacchi di panico, depressione, dipendenze, ansia, disagio all’interno del nucleo familiare. Soprattutto i più giovani. Disturbi che la pandemia ha acutizzato. Questo il ritratto che Jonas Brianza Onlus – Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi – presenta nel decennale della sua attività nella sede cittadina di via Monte Bianco. Il centro, che ha 34 sedi in tutta Italia, dalla sua fondazione ha seguito un migliaio di persone, con un incremento degli accessi soprattutto negli ultimi 5 anni.

Un aumento favorito anche dalla creazione dell’équipe dedicata alle problematiche dell’infanzia, degli adolescenti e del rapporto con i genitori. "Partendo dall’orientamento clinico psicoanalitico,la nostra scommessa è stata quella di far nascere uno spazio di espressione e realizzazione della persona capace di coltivare la dimensione della singolarità e del desiderio soggettivo anche tramite iniziative di prevenzione, ricerca, formazione - spiegano gli specialisti -. Aprendoci anche al territorio, promuovendo progetti di collaborazione con scuole, ospedali, comunità terapeutiche, centri sociali, associazioni culturali". Ma anche con le aziende. "Nelle aziende gli interventi sono stati mirati a conciliare l’approccio psicoanalitico con le logiche proprie di ogni azienda. Negli ospedali i progetti sono sempre specifici e orientati ad accogliere il disagio individuale; l’intervento negli istituti è sempre condotto a partire dalle domande specifiche di ciascuna scuola coinvolgendo gli studenti e le loro famiglie". L’identikit del paziente è trasversale: anche se numericamente sono superiori gli accessi delle donne, disagi e sofferenze riguardano ambo i sessi e soprattutto tutte le età. Soprattutto i più giovani: le problematiche più diffuse sono i disturbi d’ansia, gli attacchi di panico, la depressione, il ritiro sociale, il disagio scolastico, le dipendenze, i disturbi alimentari. In questi anni Jonas ha potuto constatare un’evoluzione delle richieste di aiuto. "Quello che è emerso è stato un sentimento di chiusura e ritiro sociale. Il nostro obiettivo è integrare l’attività clinica con le esigenze specifiche che sorgono dai cambiamenti in atto ed in continuo divenire". L’emergenza sanitaria non ha certo aiutato. Il lockdown ha incrementato la richiesta di aiuto. Più tempo libero a disposizione, e una maggiore consapevolezza, hanno fatto emergere difficoltà e problemi irrisolti che la frenesia quotidiana spesso mette da parte. "Durante la chiusura siamo rimasti vicini ai cittadini con iniziative gratuite volte a sostenere la persona in un periodo di grande smarrimento. Il lockdown ha fatto emergere riflessioni e fragilità individuali che hanno portato al desiderio di domande di cura". Intanto Jonas Monza pensa al futuro: il 15 ottobre alle 18.30 dalle Preziosine si svolgerà l’incontro “Non facciamo finta di niente: l’esperienza della pandemia-testimonianze e responsabilità”. Prosegue inoltre la collaborazione nelle scuole con la compagnia teatrale Caterpillar e la rassegna di cinema e psicoanalisi al cinema Capitol di Monza.