"Noi, negoziatori dell’Arma, salviamo vite Mai giudicare, mettersi sempre in ascolto"

Lo specialista del Comando provinciale nei primi due anni è stato attivato già 8 volte e preallertato 10. La pandemia ha pesato

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di Dario Crippa

I nomi dei tre pitbull li rammenta ancora, come fossero figli suoi. Se quel giorno - il 6 aprile scorso - un uomo non ha fatto esplodere la bomba artigianale che si era fabbricato ammazzandosi o addirittura facendo una strage, lo si deve al fatto che un carabiniere si è messo a giocare con quei tre cani. "Dolcissimi", li ricorda ora. Perché fra le tecniche apprese dal Gis (Gruppo Intervento Speciale), il negoziatore ufficiale del Comando provinciale carabinieri di Monza e Brianza ha imparato soprattutto quella di entrare in empatia.

E se quel giorno è riuscito a conquistare la fiducia dell’anziano che dopo una lite coi vicini di casa aveva imboccato una china pericolosa, lo si deve anche a questo. Sapersi mettere sempre nei panni dell’altro. Anche quando è armato e sai che potrebbe commettere una strage.

Ci vogliono doti del genere, affinate da un durissimo addestramento (in media lo supera soltanto il 50% dei candidati) per fare il lavoro forse più difficile dell’Arma.

"Ho iniziato nel 2020, dicembre. Da allora, sono stato “attivato” per 8 casi. E ho ricevuto 10 preavvisi".

Perché non sempre l’intervento si concretizza. Ma il negoziatore deve essere sempre pronto.

"Quando veniamo chiamati, prendo il mio zaino con l’attrezzatura d’emergenza (cibo, acqua, megafono, lavagnette... ndr) e assieme a un collega di supporto comincio a raccogliere le informazioni necessarie".

Sono momenti concitati, caratterizzati dall’urgenza, dalla fretta. Un soggetto che vuole suicidarsi, che imbraccia un’arma e tiene in ostaggio la propria famiglia o i clienti di un negozio. Che sale su un tetto e potrebbe scaraventarsi da un momento all’altro.

"Occorre sapere tutto quello che è necessario su di lui e su cosa lo ha spinto in quella situazione. Occorrono rapidità ma anche lucidità e freddezza, tutti i protocolli ripassati mentalmente per poter lavorare in sicurezza e raccogliere tutte le informazioni funzionali alla negoziazione mentre si raggiunge il posto".

Il battesimo del fuoco ad Arcore.

"Ero stato presentato nella mia nuova funzione ai colleghi proprio quella mattina quando sono stato “attivato”. Un uomo malato si era barricato dopo aver dato in escandescenze, nel braccio due siringhe per l’insulina e un coltellaccio da cucina in mano".

Una vita al limite. Maggio 2021. A Nova Milanese uno dei casi più complicati: un uomo armato di pistola ha esploso 5 colpi e sequestrato compagna e figlia. Quasi dieci ore si trattativa prima di convincerlo a mollare le armi e lasciarsi ricoverare.

"Stavo tornando a casa, dopo una giornata di lavoro. Quei momenti in cui sai che stai per staccare, dovevo andare a mangiare con la mia compagna, ho messo la pentola sul fuoco e…".

La chiamata.

"Quando vieni “attivato“ cambia tutto, famiglia e incombenze personali vanno in secondo piano, sei cosciente della responsabilità che rivesti".

Sai che per diverse ore entrerai in una bolla.

"Lo scopo è salvare vite umane, prenderti cura di chi ha perso la lucidità di distinguere fra bene e male. Noi cerchiamo di accompagnarli al ritorno alla normalità. Il nostro servizio non finisce al termine della crisi, ma continua finché non si avvia questo percorso".

Senza giudicare.

"Cerco sempre di mettermi nei panni dell’altro, di fargli vedere la realtà da un’altra prospettiva. Mai giudicare, ma comprendere e ascoltare, trasmettere un concetto di resilienza a chi in quel momento non ha la capacità di farlo da solo, devi capire le sue ragioni e fargli prendere coscienza della forza interiore che ciascuno ha".

Un cambio di prospettiva.

"Bisogna uscire dalla logica investigativa a cui siamo abituati, non ci sono più reati e conseguenze giudiziarie: audi alteram partem. “Ascolta l’altra parte”, è il motto dei negoziatori".

Come si fa?

"Mai aver paura di negoziare, mi sono preso insulti, ingiurie irripetibili: l’unico modo è assorbire tutto e lasciare scivolare".

Però…

"Però alla fine c’è sempre stato un “grazie”, una parola di riconoscenza, un “tu mi hai compreso”. Frasi come “mi sono reso conto che stavo esagerando e tu mi trasmettevi tranquillità, volevo abbracciarti”... sono una soddisfazione bellissima".

E quando tutto è finito?

"Hai bisogno di scaricare l’adrenalina accumulata, c’è un momento di condivisione con i colleghi e con il negoziatore del Gis".

Tanti casi in Brianza negli ultimi mesi. Cosa sta succedendo?

"La pandemia ha influito pesantemente sulla nostra società: l’isolamento è stato alienante, è venuto a mancare il dialogo. È stata una delle ragioni che hanno portato all’esasperazione assieme a temi spesso correlati come la perdita di lavoro, di reddito, quando ti tendi conto che fatichi a pagare il mutuo o a mantenere i tuoi figli...".

Risorse?

"Siamo una società consumistica, la sensazione di soffocamento può diventare insostenibile".

Eppure...

"Cerco di applicare un cambio di prospettiva, di far comprendere che la realtà spesso non è così negativa come sembra".

Otto casi, sette erano uomini.

"Le donne sono più resilienti, ma anche loro hanno la necessità di essere capite".

Ci vuole anche inventiva... come a Seregno lo scorso marzo: un ragazzo sotto effetto di stupefacenti voleva lanciarsi dal tetto.

"Pesano anche le sostanze assunte: credeva di essere in un reality e continuava a cercare le telecamere".

La chiave?

"Sono riuscito a fare breccia in lui parlando della musica che ascoltava. Rap, trap… Ma senza fingere: bisogna sempre essere veri, non accondiscendenti. Posso fare un ringraziamento?".

Prego.

"Al Comando provinciale dei carabinieri di Monza e Brianza: la scala gerarchica mi ha dato subito fiducia immediata e massima disponibilità, sanno cosa posso fare per loro e io so cosa possono fare per me".

Il carabiniere torna a casa “da solo” alla sera.

"Penso a una canzone di De Gregori ed Elisa che ci facevano sentire al corso negoziatori… “Siamo quelli che guardano una precisa stella in mezzo a milioni. Quelli che di notte luci spente e finestre chiuse non se ne vanno da sotto i portoni. Ma quando siete stanchi e senza neanche una voglia siamo noi quei pazzi che venite a cercare”".

Sipario.