"Monza, potrebbe essere la volta buona: speriamo che lassù stavolta qualcuno ci ami"

L’avvocato Raffaele Della Valle, principe del Foro, ricorda il periodo al seguito dei biancorossi: "Tifo per loro dagli anni Cinquanta"

Migration

di Dario Crippa

Le sue origini sono meridionali, campane per la precisione.

Figlio di un procuratore di origine napoletana in servizio al Palazzo di Giustizia di piazza Garibaldi, ne è diventato l’avvocato più celebre, vittorioso in alcuni processi che lo hanno consegnato alla storia, come quello all’ex presentatore Enzo Tortora, ma è stato anche anche politico, liberale prima, poi tra i fondatori di Forza Italia, per cui è stato vicepresidente alla Camera.

Dal 1946 Monza lo ha adottato, da quando suo padre ci si è trasferito quando lui aveva ancora soltanto 7 anni.

"E da allora tifo Monza: certo, fa un po’ impressione quando ripenso alle partite di allora, negli anni Cinquanta, quando si giocava a volte contro squadrette improbabili, mentre adesso siamo qui a giocarci la serie A".

Raffaele Della Valle, principe del Foro, è un tifoso del Monza con tutti i sacri crismi. Per anni, non si è perso una partita, negli anni Novanta ha fondato e presieduto un’associazione che puntava a svegliare la società civile per smuoverla a favore dei colori biancorossi, e anche adesso che allo stadio ha smesso di andarci da un po’ – "sa, ho 81 anni, d’inverno fa freddo e a casa arrivano i nipotini)" – pure non si perde un minuto del Monza in televisione.

E lo dimostra con cognizione di causa.

"L’altro pomeriggio per poco non mi è venuto un infarto, al 90esimo dopo la vittoria col Lecce pensavo che ce l’avessimo quasi fatta, e invece la Salernitana al 96esimo ha trovato un calcio di rigore incredibile, che ha rimescolato le carte. Spero solo che lassù non ci sia qualcuno che non vuole che il Monza vada in serie A".

In che senso?

"Purtroppo a volte a noi tifosi viene da pensare male. Ripenso a quel recupero infinito concesso alla partita della Salernitana a Pordenone, 6 minuti! E poi quando tutto sembrava finito è arrivato il calcio di rigore che ha permesso loro di vincere".

Sembrava netto…

"Non dico di no, ma è difficile digerire quel fallo assurdo a partita ormai finita...".

Perché non vorrebbero il Monza in A?

"Temo solo che in Federcalcio qualcuno veda male che la Lombardia abbia troppe squadre in A, mentre al Centrosud e in Campania, con tante retrocessioni, si ritrovino sguarniti…".

È finito però il tempo delle vacche magre: il Monza ora è potente, ci sono Berlusconi e Galliani.

"Spero solo che questo non dia fastidio a qualcuno… è vero, sono un passionale. E l’altro giorno se non ho avuto un infarto ci è mancato poco… la prossima volta non so se me le sentirò di controllare cosa succede sugli altri campi".

Monza-Lecce, la gara della grande illusione, l’ha vista a casa?

"Macché, ero nel mio studio da avvocato a lavorare, ma sapevano tutti che non ce n’era per nessuno in quelle due ore. Peccato per quel mese di follia del Monza, quando la squadra è impazzita e ha buttato via tanti punti, altrimenti adesso… perché questa squadra è forte".

Il Monza ha già sfiorato la A.

"Lo ricordo bene: c’erano stagioni che sembrava dovessimo salire ma all’ultimo pareva a volte che qualcuno tirasse indietro la gamba".

Spareggi e cocenti delusioni ne ha vissuti tanti. Era a Pisa nel 2007. E se dico 1979?

"Spareggio di Bologna col Pescara, un ricordo doloroso, quando siamo stati più vicini che mai ad andare in A. Ero allo stadio quel giorno, facevo parte di quei mille partiti dalla Brianza come con Garibaldi… C’era anche una bella foto, me la scattò dal campo il grande Erminio Ferranti quando mi vide con la bandiera in tribuna".

Eppure…

"Appena arrivammo allo stadio e vedemmo entrare più di 25mila tifosi del Pescara capii che ci sarebbe stato poco da fare. Solo a sventolare le bandiere, sembravano spostare il pallone con lo sbalzo d’aria. E noi invece eravamo così pochini".

Perché?

"Perché Monza è sempre stata ricca e fredda. Alla gente alla domenica interessavano altri svaghi. E, se proprio, andavano a San Siro per vedere il Milan o l’Inter".

Quasi tutti con una seconda squadra in città. Pure lei?

"Tifavo per il grande Torino da bambino, poi dopo Superga passai alla Juventus… ma la mia vera passione è sempre stata il Monza. Se un giorno la Juve giocasse con i biancorossi, non avrei dubbi e saprei bene per chi fare il tifo".

In queste ultime due giornate, oggi e lunedì, ci si gioca la stagione, promozione diretta… o playoff.

"Speriamo che l’Empoli contro la Salernitana oggi faccia il suo dovere e non si senta troppo appagato dato che ha già conquistato la serie A".

Lei è di ascendenze napoletane: scaramanzie?

"Il cornetto no, ma ho i miei rituali, sono attaccato agli oggetti".

Ad esempio?

"Il cuscino del mio viaggio di nozze me lo porto ancora adesso in tutti gli alberghi. A volte temo che pensino lo abbia rubato...quando me ne vado.

Oppure la mia toga, me la regalò mio padre nel 1965, è tutta sgualcita ma guai se non ce l’ho con me. Le racconto una cosa?".

Prego

"Processo a Enzo Tortora: parlo per 5 o 6 ore nella mia arringa. Poi c’è l’interruzione per prendere fiato.

Ma dopo la pausa, la mia toga non c’era più: mi si strozzò il fiato in gola, ero diventato muto, non riuscivo più a parlare. Andarono tutti a cercare la mia toga, temevo me l’avessero rubata…".

Fu ritrovata?

"E ripresi a parlare... e vinsi la causa".

E per il Monza?

"Non ho oggetti particolari, o almeno non li dico. Faccio solo gesti".

Apotropaici. Tipo?

"Il più classico: Cicerone è sempre stato il mio preferito. Conosce lo scongiuto latino?"

“Terque quaterque, testicula tacta…”. Chiaro, no?

"Ma sempre con discrezione, mi raccomando".