Maria Teresa poteva essere salvata? Proroga di un mese per saperlo

Slitta a novembre il processo per la morte della 39enne spirata dopo l’anestesia durante un intervento di chirurgia estetica

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Per fare luce sulle cause della morte di Maria Teresa Avallone i periti chiedono una proroga di 1 mese e il processo slitta a novembre. Il rinvio è stato concesso ieri dalla giudice del Tribunale di Monza Giulia Nahmias al dibattimento per il decesso della 39enne spirata dopo tre giorni di coma per un arresto cardiaco, che l’aveva colpita durante la preparazione con anestesia locale a un trattamento di sollevamento dei glutei. La giudice ha nominato un collegio di tre periti dopo che sono risultate contrastanti le conclusioni delle consulenze mediche disposte da pubblica accusa e difesa e dopo che nell’istruttoria sono rimaste insolute alcune domande. La più importante, a cui ora i periti del giudice dovranno rispondere, è quella se predisporre l’accesso a una vena per intervenire in caso di emergenza prima di procedere con l’intervento avrebbe potuto salvare la vita a Maria Teresa. Imputato di omicidio colposo Maurizio Cananzi, che opera in uno studio di medicina estetica a Seregno.

È lì che il 5 marzo 2019 l’impiegata all’ufficio accettazione dell’ospedale San Raffaele di Milano e residente a Desio, si era recata per un trattamento in day hospital di rialzo dei glutei con fili sottocutanei. Non era la prima volta che si sottoponeva a piccoli ritocchi, anche con somministrazione di anestesia locale. Ma quel giorno, secondo la ricostruzione della vicenda giudiziaria, pochi minuti dopo la somministrazione della sostanza anestetica, la donna è andata in arresto cardiaco. Immediatamente il chirurgo, che in quel momento si trovava da solo con la paziente all’interno dell’ambulatorio, ha iniziato il massaggio cardiaco e ha chiesto l’intervento del 118. Poi l’arrivo dell’ambulanza e il trasporto all’ospedale San Gerardo di Monza, dove la 39enne è stata ricoverata nel reparto di Neurorianimazione. Ma è morta senza mai riprendere conoscenza. Secondo la richiesta di rinvio a giudizio firmata dalla pm della Procura di Monza Sara Mantovani, il chirurgo sarebbe responsabile per negligenza, imperizia e "inosservanza delle leggi guida" nel settore della medicina estetica, della morte della paziente perché "da solo, senza ausilio di personale medico o paramedico" non sarebbe riuscito a mettere in atto un adeguato intervento di emergenza a fronte di un "attacco convulsivo dopo l’iniezione" di anestetico che ha causato nella 39enne "una crisi tonica" facendola "rovinare al suolo dal lettino" a causa di un’insufficienza respiratoria. L’imputato avrebbe quindi "omesso di controllare le vie aeree" di Maria Teresa, che ha smesso di respirare andando incontro alla morte cerebrale.

Circostanze che invece sono contestate nella ricostruzione del consulente della difesa dell’imputato, che si protesta non responsabile del presunto omicidio colposo. Ieri la discussione tra esperti doveva riaprirsi in aula al Tribunale di Monza allo scopo di fare ulteriore chiarezza, ma i periti hanno chiesto la proroga di 1 mese rispetto alla consegna della consulenza medica prevista per la fine di maggio. Ma la prima data di ritorno in aula concordata è l’8 novembre.

S.T.