Nonostante le bombe e la guerra, l’associazione monzese “Ti do una mano Onlus“, fondata dal farmacista-mago Lele Duse (nella foto), continua a supportare gli amici ucraini. Il sodalizio era cominciato prima dell’emergenza Covid, con progetti di adozione a distanza (che proseguono) e ora sotto le bombe continua con il sostegno alla Fondazione Pro infanzia di Chernihiv, per cui vengono finanziati pasti caldi domenicali per i bisognosi, una volta al mese per 6 mesi.
Il menu è semplice: pasta con ragù di carne (o insalata di verza e barbabietole), una tartina di pane, salame e formaggio, zuppa liofilizzata da portare a casa e sciogliere in pentola e té caldo per scaldarsi. Dipende da cosa si trova al mercato ufficiale o nero. Ai primi di febbraio erano stati superati i mille pasti distribuiti in città, con il contributo economico dell’associazione monzese che promuove eventi in città e invia il ricavato con bonifico agli amici ucraini.
Nel parco di Chernihiv, ogni domenica si avvicinano centinaia di persone alla volta. Domenica 3 marzo si sono radunate 400 persone che hanno usufruto di 490 pasti (compresi quelli da asporto), preparati dai volontari. "In questa occasione il contributo economico è stato possibile grazie all’aiuto di Porsche Italia, durante una serata di intrattenimento e beneficenza – spiega Lele Duse, nei panni del Mago Lele –. Iniziative come queste ci rendono fiduciosi di poter mantenere l’impegno di finanziare un pasto al mese per i bisognsi della Città di Chernihiv".
Ultima in ordine di tempo, la lotteria di Pasqua.
"La nostra amica Valentina ci racconta di tenere sempre sotto i letto la valigia pronta, con un cambio, acqua e soldi, per scappare – riporta Anna Belli, volontaria dell’associazione – ormai tutti si sono abituati alle sirene di allarme, ma se il bombardamento diventa più insistente non c’è un minuto da perdere: bisogna scappare. Tante volte avremmo voluto andare sul posto per dare un aiuto concreto, ma è troppo pericoloso. Tutti gli uomini che varcano la frontiera sono arruolabili".
Yuri, sempre presente con i colleghi volontari della Fondazione Pro Infanzia, a fianco di quella ucraina Dobro Diya, racconta una domenica come le altre: "All’inizio – dice – c’era il sole, ma un vento freddo e una temperatura di 3 gradi. Sono venute 382 persone, però i pasti preparati sono stati 500. Chi mostra i documenti dei servizi sociali che provano di avere parenti invalidi e che non possono muoversi, può prendere anche una porzione per loro. Con quello che rimane, se rimane, i più coraggiosi che aspettano, possono fare il bis. Comunque non rimane mai niente". Tutti sfidano il freddo, per potersi disperdere nel parco in caso di bombardamento. Un’assembramento al chiuso esporrebbe al rischio di attentato. Da poco anche l’Ucraina ha aderito al sistema bancario europeo, quindi risulta più facile inviare bonifici. Poi i volontari acquistano i beni di prima necessità per preparare il pranzo.