L’istinto verso la libertà e il terzo tempo della vita

Lella Costa protagonista al Manzoni con “Le nostre anime di notte“. Mentre Stefano Massini e l’Orchestra multietnica di Arezzo raccontano Gaber

Migration

di Cristina Bertolini

Tre giorni con “Le nostre anime di notte“. Da domani torna la Grande Prosa al teatro Manzoni con lo spettacolo di Elia Schilton e Lella Costa tratto dal best seller di Kent Haruf. È la storia di Addie e Louis. entrambi vedovi ultrasettantenni, che vivono da soli a pochi metri di distanza, si conoscono da anni, perché Addie era buona amica di Diane, la moglie scomparsa di Louis, ma in realtà non si frequentano, almeno fino al giorno in cui Addie fa al vicino una proposta piuttosto spiazzante. Dal momento che, dopo la scomparsa del marito, ha delle difficoltà ad addormentarsi da sola, invita Louis a recarsi da lei per dormire insieme. Non si tratta di una proposta erotica, ma del desiderio di condividere ancora con qualcuno quell’intimità notturna, fatta soprattutto di chiacchierate nel buio prima di cedere al sonno. Ma la società non è pronta a concedere a chi entra nel terzo tempo della vita un sogno romantico. Venerdì e sabato spettacolo alle 21 e domenica alle 16. Biglietti in galleria 17 euro, balconata 28 e platea 31 euro.

"Libertà è una parola che segna con forza la nostra contemporaneità, soprattutto dopo che la pandemia ci ha ricordato drammaticamente il senso delle parole segregazione, isolamento, costrizione. Oggi, dopo anni di clausure più o meno stringenti, ognuno di noi vorrebbe essere libero. Questo desiderio profondo e ancestrale di libertà, si scontra con la libertà di chi ci sta accanto, di chi abita di fronte, o ha idee diverse dalle mie. E allora è il momento di riparlare di libertà...".

Con queste parole l’autore, attore e regista Mario Perrotta ha spiegato la sua indagine sulla libertà, con cui al Manzoni ha introdotto l’incontro con Italo Calvino “Libertà rampanti“ insieme al teologo Vito Mancuso. Allo stesso modo “Le nostre anime di notte“ mette in luce la libertà rivendicata di vivere seguendo i propri desideri e le proprie inclinazioni che si trova a fare i conti con i pregiudizi sociali. La stessa tematica ritorna anche in “Mine vaganti“ il prossimo spettacolo della sezione Grande Prosa che andrà in scena il primo fine settimana di marzo. Mentre Venerdì 10, alle 21, Stefano Massini racconta “Quando sarò capace di amare: Massini racconta Gaber“ con l’Orchestra multietnica di Arezzo che proporrà le canzoni di Giorgio Gaber e Sandro Luporini arrangiate da Enrico Fink. Stefano Massini in questo spettacolo racconta semplicemente storie, personaggi, vicende realmente accadute, incontri e memorie che lo scrittore non avrebbe mai intercettato, se non fossero state attratte dalla calamita delle canzoni del ’signor G’.

Ogni verso evoca altri versi, ogni creazione semina altri raccolti, ogni opera muta forma in un’ennesima opera. Se un narratore come Massini si lascia ispirare dai brani di Giorgio Gaber il palcoscenico si popola di personaggi fra i più diversi e inattesi. Da “I mostri che abbiamo dentro“ a “La parola io“, da “Non insegnate ai bambini“ a “Se io sapessi“, Massini sceglie di coinvolgere il pubblico in un viaggio di echi e rimandi, in un unico grande omaggio a Gaber, colorato dai musicisti dell’Oma di Arezzo. Lo spettacolo è stato voluto e cercato dalla Fondazione Giorgio Gaber.