La gang delle risse in centro: 13 nei guai e 10 sono minorenni

Per una sigaretta non data o un cocktail si accanivano sui coetanei con violenza inaudita. I responsabili sono per lo più cittadini italiani di origine maghrebina, i video li hanno incastrati

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di Dario Crippa

La scusa spesso era il rifiuto di offrire un drink. O una sigaretta. Uno sguardo di troppo.

E partivano i pestaggi. Violenza vieca.

I carabinieri della Compagnia di Monza hanno fatto luce e messo le mani sulle baby gang che terrorizzavano le notti del centro tra risse e rapine.

Tredici gli indagati, e 10 sono minori. Per lo più monzesi o comunque brianzoli di residenza, maghrebini di origine. Italiani di seconda generazione. Incensurati, tranne uno che aveva piccoli precedenti trascurabili.

I militari agli ordini del maggiore Emanuele D’Onofri hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso dalla Procura della Repubblica di Monza a carico di tre individui nonché informazione di garanzia e sul diritto di difesa, emessi dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni dei Milano a carico di dieci minori, tutti liberi, indagati a vario titolo per rapina, percosse e lesioni gravi. Le indagini, condotte dai carabinieri della Sezione Operativa e coordinate dalle Procura di Monza e Procura dei Minorenni di Milano, sono state avviate a seguito di una serie di aggressioni, rapine e pestaggi. Effettuati per lo più secondo le modalità del branco, nei mesi di agosto e settembre 2021, nel centro storico di Monza, area di movida del fine settimana.

Scena, una per tutte. Un gruppo di ragazzini va a fare lo scherzo del citogomo. Tanti adolescenti lo hanno fatto in vita kloro: si suona a casaccio, si sveglia il residente e si scappa.

In questo caso, però, dalla finestra si allunga una mano e qualcuno viene urtato, forse inavvertitamente. Ne segue una lite, che si conclude con tutta la baby gang che va a massacrare di botte il malcapitato. Violenza cieca, si diceva.

A bottigliate in faccia. Senza nessun intento da rapinatori: il bottino non era importante, quando capitava c’era ma il fine era il mero controllo del territorio. L’attività investigativa si è basata su esami testimoniali e sopralluoghi presso le zone teatro delle aggressioni, condotti con l’ausilio della Sezione Investigazioni Scientifiche del Comando Provinciale di Monza.

Vari episodi di violenze e pestaggi ricostruiti, in cui gli indagati, di età compresa fra 15-20 anni, agendo a piccoli gruppi, talvolta armati di tirapugni e bottiglie di vetro, si scagliavano contro la vittima, circondandola e colpendola ripetutamente, cagionando, in alcuni casi, gravi ferite. Talvolta non refertate per timore di ritorsioni. A scatenare la furia appunto il rifiuto di offrire un drink, una sigaretta, o una semplice sguardo di troppo. Le indagini hanno dimostrato come le persone che tentavano di difendere la vittima, divenivano a loro volta bersaglio delle violenze.