"Io pentito perché non voglio ammazzare"

Albanese ucciso a Muggiò e murato a Senago. Arlotta ricostruisce l’omicidio che sarebbe stato ordinato per gelosia da una donna boss.

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di Stefania Totaro

"Ho deciso di collaborare con la giustizia perché volevo chiudere con la mafia, non volevo più avere a che fare con gli omicidi, non mi facevano più dormire. L’avevo chiesto al capo mandamento se potevo evitare di ammazzare, ma non era possibile e temevo che per questa richiesta ammazzavano pure me. La scelta di diventare un collaboratore l’ho pagata cara perchè i miei familiari e parenti si sono allontanati da me. Pure mia figlia nell’ultimo colloquio in carcere mi ha detto “non ti preoccupare papà io ti seguo“ e invece non l’ho vista più".

Il pentito Carmelo Arlotta è arrivato in aula ieri per essere sentito al processo davanti alla Corte di Assise per l’omicidio di Astrit Lamaj, l’albanese scomparso a 42 anni nel 2013 e rinvenuto nel 2019 dentro un antico pozzo artesiano del residence in ristrutturazione Villa degli Occhi a Senago. Alla sbarra 2 dei 5 accusati, Francesco Serio, 45enne residente a Muggiò, che deve rispondere di omicidio volontario premeditato, soppressione di cadavere, droga, armi e furto d’auto e Cosimo Mazzola, 54enne anche lui muggiorese, imputato di soppressione di cadavere e droga. Parti civili i familiari della vittima.

Il dibattimento è entrato nel vivo con la testimonianza di Carmelo Arlotta (a sua volta coimputato), secondo cui l’albanese è stato attirato con la scusa di una compravendita di marijuana in un box a Muggiò, stordito con un colpo contundente e poi strangolato con un filo di nylon ed è stata Carmela Sciacchitano, 63 anni, siciliana residente a Genova, la mandante dell’assassinio di Lamaj, colpevole di avere interrotto la relazione sentimentale con la donna e di essersene andato prelevando dalla casa della ex gioielli per 100 mila euro.

Tra i responsabili, per la Procura, anche Angelo Arlotta, fratello di Carmelo Arlotta. I due fratelli e la Sciacchitano hanno scelto il rito abbreviato, che continua il 10 luglio. Il pentito ha parlato per tre ore, rispondendo alle domande del pm monzese Rosario Ferracane. Ma non è riuscito ad arrivare al punto nodale del processo, ovvero alla sua ricostruzione dell’omicidio, che avverrà nella prossima udienza fissata per il 13 luglio.

Ieri innanzitutto il pm ha chiesto ad Arlotta (arrivato con tre uomini della scorta in aereo e nascosto nella sua deposizione dietro un paravento) di parlare dei suoi esordi criminali per testare la sua attendibilità come testimone. "Sono nato a Mazzarino in provincia di Caltanissetta ed ero legato alla famiglia mafiosa dei Cammarata del mandamento di Riesi - ha raccontato Carmelo Arlotta, 50 anni, residente a Muggiò - Ho due fratelli, Angelo e Salvatore, anche lui sotto protezione. Nell’87 siamo venuti in Brianza e nel ‘94 sono finito per la prima volta in carcere per una rapina commessa a Lissone. Ma a Riesi tornavo spesso. Nel 2007 sono stato arrestato per il tentato omicidio di Salvatore Pasqualino commesso nel ‘97 a Riesi e sono stato in carcere fino al 2012. Partecipavo anche alle riunioni in cui la mafia decideva la gestione delle attività illecite e chi doveva essere eliminato". Invece in quei tempi in Brianza, secondo il pentito, chi si occupava di droga teneva i contatti "con Antonio Robertone detto Cicciopanza del clan Mancuso".

Arlotta ha poi parlato dei suoi rapporti con Carmelina Sciacchitano. "Era originaria di Riesi e viveva a Genova. Il primo marito calabrese andava in Brasile a prendere i diamanti e poi li vendeva in Italia. Aveva delle gioiellerie e quando si sono separati, lei aveva una villa ad Altopascio in Toscana e fidanzava un mio cugino quindi è lì che l’ho conosciuta. Carmelina faceva i prestiti ad usura e si vantava di appartenere alla mafia. È lei che mi ha fatto conoscere Astrit, mi ha detto che cercava un lavoro per avere il permesso di soggiorno, ma lui trafficava droga. Cosimo Mazzola trattava dalle armi alla droga. Mio fratello Angelo e mio cugino Franco Serio li ho sempre voluti tenere fuori dai guai".