I genitori contro la didattica a distanza tornano sotto l’Arengario

La denuncia: "I nostri figli sono terrorizzati e anche a scuola si è diffuso un clima di tensione e diffidenza reciproca"

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Alla vigilia del rientro in zona arancione, i genitori chiedono la scuola in presenza, per scongiurare i danni psicofisici dell’isolamento sui loro ragazzi dopo 38 settimane di didattica alternata e praticamente a distanza.

"Siamo preoccupati per i nostri bambini e ragazzi: hanno paura del virus e paura di morire, non tanto per quello che sentono a scuola o a casa, ma per l’atmosfera generalizzata e la comunicazione terroristica. A scuola niente più scambio di gomme e penne e atmosfera inquisitoria. I bambini diventano i principali giudici di chi non rispetta in modo stringente le regole; denunciano maniacalmente all’insegnante il compagno a cui scende la mascherina e sono terrorizzati. Va bene il rispetto delle regole, ma si è instaurato un clima di diffidenza tra una classe e l’altra e persino tra un gruppo e l’altro all’interno della stessa classe".

Così racconta Raffaella Cisaro, insieme ai genitori monzesi del movimento spontaneo “La scuola è in presenza“, che ieri sono scesi ancora una volta in piazza dell’Arengario, per chiedere che la scuola sia l’ultimo comparto a chiudere e il primo a riaprire, con le precauzioni già in atto. Il movimento dei gentori sta diventando virale: i gruppi si raccordano tra province e regioni per chiedere di permettere l’accesso alla scuola in presenza, con le opportune misure di sicurezza, nonostante il cambio di passo tra zona gialla, arancione e rossa.

Ieri al gruppo dei genitori monzesi si è unito in piazza il gruppo milanese “A scuola“.

C.B.