Il capo ultrà: "Galliani, bentornato a Monza. Ma non scordare chi ci è sempre rimasto"

Il leader degli ultras, Fausto Marchetti, accoglie la nuova proprietà biancorossa

Fausto Marchetti con la tifoseria del Monza

Fausto Marchetti con la tifoseria del Monza

Monza, 30 settembre 2018 - È il referente degli ultras monzesi. Il loro leader. Il portavoce dei S.A.B., acronimo che sta per “Sempre al Bar”. Numero due in Italia di Lealtà Azione, politicamente all’estrema destra. Dietro di lui, Fausto Marchetti, si muovono fra i 200 e i 300 ultras.  Umili origini, portafoglio di peso nei settori di finanza, assicurazioni, ristorazione, viaggi.

Come giudica l’avvento di Berlusconi e Galliani? "Direi che non si può che essere felici. Galliani ha pronunciato parole dettate dal cuore, per chi come lui ha passato tanti anni in una società come il Monza che ha sofferto e sfiorato la serie A, tornare alle origini è una sfida affascinante. Per lui. E per noi". E Berlusconi? "Nel calcio ha fatto bene". Il Monza negli ultimi vent’anni ha patito parecchio. "Dopo tanto buio illuminato da qualche piccolo lampo, è una soddisfazione poter finalmente sognare. Anche se poi la verità la diranno soltanto un terreno verde, due porte e i giocatori in campo". C’è da credere alle promesse? "In questi anni ne ho sentite troppe. Gente che ha detto che ci avrebbe portati dove mai eravamo stati (Massimo Belcolle, anno 2001, ndr) e poi ci siamo trovati per la prima volta in C2. Subito dopo arrivò il primo fallimento, era il 2004". Poi toccò ad Anthony Emery Armstrong.  "E si arriva all’ultimo fallimento". Gli ultras non si erano mai fidati dell’imprenditore anglobrasiliano, poi rivelatosi un truffatore (fuggito a Dubai). "Un personaggio a suo modo divertente e tragico. Fummo gli unici a capire subito qualcosa non tornava e a dirlo, attirandoci parecchie critiche. Pensava troppo al marketing di se stesso e al fumo, senza spendere soldi veri. Le racconto un aneddoto: quando fece colorare lo stadio di bianco e rosso, chiese a noi ultras di farlo... in cambio di 2 casse di birra. Perché soldi per pagare degli imbianchini non ne aveva". Incontrerete la nuova dirigenza del Monza? "Per ora tifiamo, poi si vedrà". Qualche vecchio tifoso ha paura: le ultime esperienze col Milan non furono positive. "Il primo fallimento arrivò dopo che si tentò di fare del Monza la squadra B del Milan. La società fu svuotata, chi venne dopo si trovò col cartellino di mezzo giocatore e il settore giovanile azzerato. Ne so qualcosa: io ero il capitano di quella Primavera... ". Anni dopo arrivò il Governo-ombra di Clarence Seedorf, campione del Milan...  "Fu lui a svendere il Monza ad Armstrong per 1 euro. Ma lì il Milan non c’entrava nulla...". E ora? "Berlusconi e Galliani non hanno più nulla a che fare col Milan, vengono qui per una nuova sfida. Siamo affascinati, tenteremo di tornare in B da cui manchiamo da più di dieci anni e poi, chissà... E poi ci fidiamo di Nicola Colombo, l’ultimo proprietario". Quando si è sposato, Colombo le aprì la curva per la sua festa... "Non ne sapevo nulla, fu una sorpresa. Comunque non possiamo che essere grati a chi ci ha tirati fuori dal baratro dell’ultimo fallimento e ora resta nel nuovo Cda". Cambierà tutto... "L’unico timore è quello: siamo abituati a un calcio “pane e salame”, ora la logica cambierà ma la speranza è che la nuova dirigenza non voglia allontanarsi troppo dalle nostre origini, da un calcio più umano, romantico" “Sarà romantico”, lo slogan del nuovo corso. E sulle vostre sciarpe.. "Il brand è nostro (ride). La verità è che per tifare il Monza, in mezzo a delusioni e sconfitte, bisogna essere romantici. Galliani ha detto che per lui questo è un ritorno a Itaca. Spero che non dimentichi che, mentre Ulisse combatteva a Troia e incontrava i Feaci o i Ciclopi, qualcuno come noi restava qui a Monza, a battersi contro i Proci". Il monzese non tifa quasi mai per la squadra della propria città, al massimo simpatizza. "Io sì, però, sin da ragazzino sono innamorato di questa squadra e di questa città". Lei è di estrema destra. "Mai però la politica è entrata in curva. E non sono nazista come mi dipingono, piuttosto sono identitario, patriottico, “mazziniano”. Amo le altre culture, non il multiculturalismo e la globalizzazione che tutto appiattisce, il pensiero unico".