Guerra Ucraina: telefonata Usa-Russia. Cosa si sono detti (forse) e perché è importante

Le versioni ufficiali del confronto fra i consiglieri per la Sicurezza di Biden e Putin. E' il primo colloquio dopo l'invasione

Russia e Usa si parlano. Ed è la prima volta - almeno per canali ufficiali - che accade dopo l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca e tutto quello che ne è seguito, dalle sanzioni imposte dall'Occidente alle minacce reciproche. Una novità importante, come è stato sottolineato anche in Italia dall'ex ministro dell'Interno Marco Minniti che ha parlato di "ritorno del telefono rosso".

I due protagonisti del colloquio telefonico sono stati Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza nazionale degli Stati Uniti e Nikolai Patrushev, segretario del consiglio di Sicurezza della Federazione russa. Sul tema si tratta delle due personalità più alte in grado, dopo i presidenti Joe Biden e Vladimir Putin. Al centro del confronto, ovviamente, la crisi ucraina in tutti i suoi aspetti.

Perché il colloquio è importante

Ma cosa si sono detti i due? In primis è effettivamente importante che si siano parlati. Le posizioni rimangono radicalmente contrapposte, ma questo contatto ufficiale potrebbe rappresentare il primo ingresso "convinto" degli Stati Uniti nell'agone della difficilissima trattativa per arrivare quanto meno a un cessate il fuoco. Non solo. Potrebbe anche significare quel riconoscimento diretto come interlocutore che, secondo alcuni analisti, Putin agognerebbe ottenere dai vertici degli Stati Uniti. Questo, ovviamente, senza che gli Usa cedano ufficialmente di un passo sul fronte della condanna assoluta dell'azione distruttrice dello Zar. 

Il comunicato della Casa Bianca

Ovviamente le versioni ufficiali consegnate alla stampa dai due protagonisti (per interposti ufficio comunicazione) non sono sufficienti a spiegare tutto quello che è accaduto nel colloquio Sullivan-Patrushev e quali potrebbero essere le sue conseguenze. Ma, dato che queste note sono a disposizione, sono comunque un primo passo, magari leggendo anche fra le righe. Narrazioni di parte, quindi, ma utili. 

Nel comunicato reso pubblico dalla Casa Bianca si legge che Sullivan, nel corso della telefonata, ha ribadito la "ferma e chiara opposizione" degli Stati Uniti a un'invasione "non provocata" dall'Ucraina e "ingiustificata". Sullivan ha poi chiarito che gli Usa continueranno a "imporre" sanzioni alla Russia, per difendere la "sovranità e l'integrità territoriale" dell'Ucraina e per "rafforzare il fronte est della Nato".

Il tutto in condivisione con alleati e partner. Sullivan, prosegue il comunicato, ha detto a Patrushev (sempre citato con il suo grado, "generale") che "se la Russia è seria" riguardo le trattative "deve smettere di attaccare le città e i villaggi". Infine ha avvisato il collega russo riguardo "le conseguenze di un qualsiasi possibile utilizzo di armi chimiche o biologiche" in Ucraina.

La versione russa

Per conoscere quella che è la versione del Cremlino, invece, bisogna fare ricorso a un lancio pubblicato sul sito dell'agenzia di stampa statale Tass, nella sua traduzione inglese (fornita dall'agenzia stessa), in cui si riportano brani del comunicato ufficiale del Consiglio di sicurezza russo sulla telefonata. Innazitutto la Tass fa sapere che Mosca ha reso noto che la telefonata è giunta per "iniziativa degli Stati Uniti". Poi viene chiarita la posizione russa, per cui si ritengono "inammissibili i tentativi" di influenzare dall'esterno "il processo di negoziati in cui Kiev è impegnata". 

Patrushev, secondo la Tass, avrebbe "esortato Washington" a usare la sua "leva" con Kiev per raggiungere "progressi" di modo da "risolvere la crisi con la diplomazia al più presto possibile". Successivamente la Tass evidenzia che Patrushev ha "enfatizzato la necessità" che Washington interrompa il suo "supporto ai neonazisti e ai terroristi attivi in Ucraina" e cessi di "fornire armi" a Kiev. Se ciò non dovesse accadere, precisa la Tass, "questo condurrà solamente a un'ulteriore escalation".

C'è poi la parte dedicata all'ipotesi di presunte attività di ricerca biologica militare in laboratori ucraini, tasto su cui Mosca batte con convinzione. La Tass parla di strutture "coordinate dagli Usa" sul territorio di Kiev, per poi concludere che il Consiglio di sicurezza reputa "inammissibile pianificare e istigare provocazioni riguardo la possibilità di utilizzo di armi di distruzione di massa, comprese armi biologiche e chimiche, in Ucraina".

Chiusura con una nota di sicuro interesse: il Consiglio di sicurezza di Mosca rende noto che la "proposta da parte statunitense" di "proseguire con i contatti" è "condivisa" dal Cremlino. Russia e Usa, quindi, non fermeranno qui il loro dialogo, se è vero quello che scrive la Tass. Un filo, esilissimo, di speranza.