Isole Svalbard, nuovo fronte fra Russia e Occidente. Dove sono e perché sono importanti

La giurisdizione di Oslo sull'arcipelago sancita da un trattato firmato nel 1920. Ma la sovranità ha alcune limitazioni

Da ultimo avamposto umano nel Mar Glaciale Artico e meta per turisti avventurosi a nuova frontiera dello scontro fra Russia e Occidente. Le Isole Svalbard, arcipelago che si trova circa mille chilometri a sud del Polo Nord, sono le zone abitate più a nord del pianeta. Terra ricchissima di giacimenti di carbone, dal 1920 la sua giurisdizione - compresa la normativa sulle attività estrattive - è regolata da un trattato firmato inizialmente da 14 Paesi (Italia compresa), a cui se ne sono aggiunti progressivamente altri, fino ad arrivare all'attuale cifra di 46. 

Cosa dice il trattato sulle Svalbard

Nel 1919, durante la conferenza di Versailles successiva alla fine della Prima guerra mondiale, la Norvegia, nazione più "vicina" all'arcipelago, chiese sovranità sulle Svalbard. Un anno dopo venne firmato il trattato. L'articolo 1 attribuisce a Oslo la sovranità sulle Svalbard, seppur con qualche limitazione. Le autorità norvegesi, secondo quanto stabilito nella carta entrata in vigore cinque anni dopo la firma, nel 1925, devono garantire ai cittadini e alle compagnie della nazioni che hanno firmato uguali diritti su ingresso e residenza alle Svalbard, attività di caccia, di pesca, marittime, industriali, minerarie e commerciali; acquisizione e utilizzazione di proprietà e diritti minerari.

Le autorità norvegesi possono regolare tutte queste attività, ponendo dei limiti o dei divieti, ma sempre secondo un principio di non discriminazione relativo alla nazionalità.

La questione militare

Fra i punti chiave del trattato c'è l'articolo dedicato alle restrizioni militari, il numero 9. Secondo le intese certificate da questo paragrafo la Norvegia ha il compito di impedire la costruzioni di fortilizi e basi navali, oltre che l'obbligo di occuparsi del servizio di Guardia Costiera. Questo articolo è stato fondamentale per tutelare la pace durante gli anni della Guerra Fredda, quando le Svalbard erano abitate da genti provenienti solo dalla Russia e dalla Norvegia (Paese membro della Nato dal 1949, anno dell'esordio dell'alleanza militare dell'Atlantico del Nord)

La presenza russa nelle Svalbard

All'epoca dell'Unione Sovietica la presenza di Mosca alle Svalbard era prevalente su quella norvegese. Le autorità dell'Urss consideravano l'arcipelago, seppur sotto la giurisdizione norvegese, un presidio strategico con funzione di "marcatore territoriale". Il Cremlino sborsò grandi cifre per tenere attive le miniere di Barentsburg, seppur costantemente in perdita, trasferendo nel corso degli anni un numero sempre maggiore di lavoratori. Dopo il crollo dell'Urss la situazione demografica si ribaltò. Mosca, alle prese con la disgregazione dell'impero e la nascita della Federazione, non aveva più le risorse per conservare una presenza importante nelle miniere e smobilitò i suoi insediamenti. A ripopolare le Svalbard arrivarono centinaia di cittadini norvegesi, attivi nel comparto industriale. Oggi, nelle Svalbard risiedono 2.667 abitanti, di cui 423 russi e ucraini, 10 polacchi e 322 non-norvegesi. 

Perché la Russia minaccia rappresaglie

Oggi Mosca ha accusato la Norvegia di bloccare il transito verso le isole Svalbard e ha minacciato rappresaglie contro Oslo. All'incaricato d'affari norvegese a Mosca, convocato al ministero degli Esteri, è stata consegnata una protesta per quello che è stato denunciato come il blocco "inaccettabile" di navi cargo russe dirette a Spitsbergen, la più grande delle isole Svalbard. "Abbiamo chiesto alla parte norvegese di risolvere questo problema il prima possibile. Abbiamo sottolineato che le azioni ostili nei confronti della Russia portano a misure di ritorsione", ha affermato la diplomazia russa in una nota. Sull'entità delle misure di ritorsione, al momento, non circola alcuna indiscrezione. Di certo non riguarderanno il gas, dato che la Norvegia è una delle principali esportatrici della materia prima. Negli ultimi giorni il flusso di gas in arrivo da Oslo all'Italia ha superato addirittura quello in arrivo dalla Russia.