Iran, ucciso un alto ufficiale da sicari in strada. "E' stato il Mossad, ci vendicheremo"

E Teheran lascia il mondo con il fiato in sospeso per l'esecuzione dell'accademico svedese accusato di essere spia di Israele. "E' una pedina di scambio"

L'auto di  Hossein Sayad Khodaie  crivellata dai colpi dei sicari

L'auto di Hossein Sayad Khodaie crivellata dai colpi dei sicari

Teheran (Iran) - Tensione in Iran, dopo l'omicidio di Hossan Sayad Khodaei (nella foto sotto), alto ufficiale delle forze al Quds dei Guardiani della Rivoluzione, con forti sospetti sul Mossad. L'uomo è stato assassinato vicino alla sua casa nel centro di Teheran con cinque colpi alla testa, sparati da uomini armati in motocicletta. Era un ufficiale di altissimo rango nella Forza Quds delle Guardie Rivoluzionarie, che aveva combattuto in Siria e secondo il quotidiano al Wabas era addirittura il vice di Suleimani. I sospetti cadono sui servizi segreti israeliani, che gia’ nel passato ha condotto operazioni simili con uomini armati su motociclette che sparano usando silenziatori. 

Qualche ora prima dell’annuncio della morte di Khodaei, la Guardia iraniana aveva annunciato lo smantellamento di una rete di spionaggio del “regime sionista”, come viene chiamato Israele e anche se finora nessun gruppo ha rivendicato la responsabilita’ dell’assassinio, ne’ le autorita’ iraniane hanno accusato nessuno. Gia’ nel marzo scorso Teheran ha accusato Israele di aver ucciso due guardie rivoluzionarie vicino a Damasco e giorni dopo ha bombardato un presunto centro di “cospirazione sionista” a Erbil, nel nord dell’Iraq. L‘omicidio “sara‘ vendicato“, ha promesso il presidente dell‘ Iran, Ebrahim Raissi.

Intanto il mondo si interroga sulla sorte di Ahmadreza Djalali, l'accademico svedese-iraniano a rischio di esecuzione nella prigione di Evin, a Teheran con l’accusa di “spionaggio”. Era stato il 21 maggio l'ultima data indicata dalle autorita’ iraniane come il termine ultimo prima dell’applicazione della pena capitale contro lo scienziato che ha lavorato per anni anche in Italia. Ricerche e analisi dettagliate hanno portato Amnesty International a temere fortemente che le autorita’ iraniane stiano minacciando di mettere a morte Djalali per costringere Belgio e Svezia a consegnare due ex funzionari iraniani e a spingere questi due Stati, tra gli altri, a non avviare ulteriori procedimenti giudiziari nei confronti di funzionari di Teheran.

I due ex funzionari sono Asadollah Asadi, un ex diplomatico iraniano che sta scontando una condanna a 20 anni in Belgio in relazione a un attentato poi sventato in Francia; e Hamid Nouri, ex dirigente penitenziario sotto processo in Svezia per la sua presunta partecipazione ai massacri del 1988 nelle prigioni iraniane, contro il quale la sentenza e’ attesa il 14 luglio. ”Le autorita’ iraniane stanno usando Djalali come pedina di scambio in un crudele gioco politico, intensificando le minacce di metterlo a morte come rappresaglia se le loro richieste non saranno soddisfatte", ha sottolineato Eltahawy.

 Hossein Sayad Khodaie, l'alto ufficiale iraniano ucciso
Hossein Sayad Khodaie, l'alto ufficiale iraniano ucciso

Il 24 novembre 2020 Djalali venne trasferito in isolamento e gli fu detto che sarebbe stato messo a morte entro una settimana. Questo trasferimento venne deciso tre giorni prima dell’inizio del processo contro Asadi. Dopo una mobilitazione mondiale, il 2 dicembre l’esecuzione di Ahmadreza venne rinviata. Il 4 maggio 2022, giorni dopo che la pubblica accusa svedese aveva chiesto l’ergastolo per Nouri, organi d’informazione statali dell’Iran hanno annunciato come imminente l’esecuzione di Djalali, aggiungendo che “eseguendo la condanna a morte, il governo dell’Iran impedira’ al governo della Svezia di intraprendere ulteriori analoghe iniziative come la detenzione di Nouri”. 

Secondo la moglie di Djalali, il 7 maggio 2022 funzionari giudiziari iraniani hanno detto all’avvocata del detenuto che, rinviando l’esecuzione prevista alla fine del 2020, avevano agito “in buona fede” ma che, arrestando e processando Nouri, la Svezia si era unita alle forze dei “nemici” e aveva creato “problemi” alla Repubblica islamica: cio’ non avrebbe potuto lasciare “alcun’altra opzione” se non quella di procedere all’esecuzione. Queste dichiarazioni, dopo gli articoli di stampa del 4 maggio 2022, forniscono una prova schiacciante che Djalali rischia un’esecuzione per rappresaglia, ritenuta necessaria dalle autorita’ iraniane per impedire ulteriori arresti e processi di funzionari iraniani all’estero.