Crimea: "Niente profughi, sta per iniziare la stagione turistica"

Le autorità della Repubblica affacciata sul Mar Nero - annessa nel 2014 alla Russia - non vogliono che alberghi e strutture ricettive vengano utilizzati per ospitare fuggitivi

Rifugiati dalla città di Volnovacha, nell'oblast di Donetsk

Rifugiati dalla città di Volnovacha, nell'oblast di Donetsk

Niente profughi, inizia la stagione turistica. Lo stop all'arrivo di persone in fuga dalla guerra in Ucraina arriva dalle autorità della Repubblica di Crimea, annessa nel 2014 dalla Russia alla Federazione con un blitz che molti osservatori considerano una delle micce da cui è successivamente esplosa la situazione che ha portato all'attuale conflitto.

La richiesta avanzata dai funzionari del ministero di Sebastopoli per le Situazioni di emergenza è stata resa nota dalla Tass, l'agenzia di stampa russa di Stato. La Crimea non vuole profuoghi, in particolare dalle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, riconosciute da Vladimir Putin poco prima dell'invasione dell'Ucraina, perché non vengano occupati alberghi e case per le vacanze. La penisola sul Mar Nero, infatti, è fra le mete preferite dei bagnanti provenienti dalla Russia.

Nella nota del ministero si avverte che "in Crimea è in preparazione la stagione turistica, quando è prevista l'occupazione massima" delle strutture di accoglienza. Per questo si "chiede di non considerare l'assegnazione di quote" di profughi. Fin dai giorni prima dell'invasione russa dell'Ucraina, è stata avviata un'operazione per l'evacuazione di centinaia di migliaia di residenti nei territori di Donetsk e Lugansk verso la Russia. Una campagna che gli ucraini hanno bollato come "deportazione". 

Lo status della Crimea, penisola a maggioranza russofona che fu donata da Nikita Krusciov alla Repubblica socialista di Ucraina nel 1954 e che nel 2014 è stata annessa da Putin alla Federazione russa (con conseguente iniezione di enormi quantità di denaro in un'economia in crisi), è fra i nodi che rischiano di complicare ulteriormente la strada verso il processo di pace. La Russia, infatti, non sembra intenzionata a mettere sul tavolo un qualsiasi accenno alla possibilità di "restituire" i terreni affacciati sul Mar Nero, tanto più dopo l'aggressione scattata alla fine di febbraio.