Kabul cadrà entro un mese in mano ai Talebani. Lo dicono gli Usa

L'avanzata è inarrestabile la perdita di Mazar-i-Sharif sarebbe un colpo catastrofico per il governo, con la disfatta completa nel nord

La resa di centinaia di soldati a Kunduz di fronte ai Talebani

La resa di centinaia di soldati a Kunduz di fronte ai Talebani

Kabul - Tre mesi al massimo, forse addirittura uno solo, e l’Afghanistan, già controllato al 65% dagli insorti, sarà dei Talebani. L’amministrazione Biden si prepara alla caduta di Kabul nelle loro mani entro un periodo ben più breve rispetto ai 6-12 mesi previsti in precedenza alla luce del ritiro delle truppe statunitensi dal Paese: lo scrive il Washington Post, che cita funzionari americani al corrente della situazione. Secondo un funzionario che ha voluto mantenere l’anonimato i militari stimano adesso che la capitale afgana cadrà entro 90 giorni, mente altri ritengono che la disfatta avverrà entro un mese. Continua dunque l'inarrestabile l’avanzata dei talebani in Afghanistan.

Nella notte i mijaheddin hanno preso il controllo di un altro capoluogo di provincia, quello di Faizabad nel nord-est. Si tratta del nono capoluogo di provincia caduto sotto il loro controllo in sei giorni di combattimenti e dopo il ritiro delle truppe americane. La conferma arriva da deputati locali e dal portavoce dei Talebani, Zabihullah Mujahid, che su Twitter ha spiegato che gli insorti hanno preso il controllo ‘’completo’’ delle province di Badakhshan e di Baghlan.  “Nessuno è rimasto ferito in queste operazioni dal momento che il nemico è scappato“, ha affermato. “Dopo diversi giorni di resistenza, le forze di sicurezza del Badakhshan si sono ritiratein assenza di rinforzi aerei e di terra“, ha dichiarato un funzionario locale. A Pul-e-Jumri, capoluogo della provincia di Baghlan, i Talebani hanno preso il controllo dell’ufficio del governatore, della caserma della polizia, del centro di intelligence e di tutte le istituzioni di governo.

 Centinaia di soldati afghani si sono arresi ai Talebani all’aeroporto di Kunduz, consegnandolo nelle mani degli insorti, hanno riferito fonti locali, mentre sui social media vengono diffuse immagini dei militari che lasciano la base aerea. I talebani hanno quindi conquistato anche il distretto di Ali Abad, l’unico che era rimasto ancora nelle mani delle autorità nella provincia di Kunduz. Intanto l’Amministrazione Biden si prepara alla caduta di Kabul, che potrebbe giungere molto prima di quanto si temesse. La capitale afghana, secondo le previsioni di intelligence aggiornate alla luce della rapida avanzata dei talebani, potrebbe capitolare entro i prossimi 90 giorni.

 “Tutto si sta muovendo nella direzione sbagliata”, riferisce un funzionario a conoscenza del nuovo rapporto di intelligence. Ieri, il presidente Joe Biden, nonostante i rapidi successi militari dei talebani, compresa la conquista di sette capoluoghi provinciali, ha detto di non “rimpiangere” la decisione di mettere fine al ventennale intervento militare Usa in Afghanistan e di non considerare alcuna modifica ai piani di ritiro. Oggi intanto il presidente afghano Ashraf Ghani ha visitato oggi la città settentrionale di Mazar-i-Sharif per motivare le sue forze assediate mentre i talebani proseguono la loro avanzata, che in meno di una settimana li ha visti conquistare oltre un quarto delle capitali provinciali del Paese.

Tuttavia, la visita è stata immediatamente offuscata dalla resa di massa di centinaia di soldati afgani nella vicina Kunduz, oltre alla cattura la notte scorsa di un’altra capitale provinciale - Faizabad, nel nord - la nona invasa da venerdì. A Mazar-i-Sharif, Ghani ha avuto colloqui con l’uomo forte locale, Atta Mohammad Noor, e con il famigerato signore della guerra Abdul Rashid Dostum, sulla difesa della città, mentre i combattenti talebani si avvicinavano alla periferia. La perdita di Mazar-i-Sharif sarebbe un colpo catastrofico per il governo di Kabul e rappresenterebbe la disfatta completa nel nord, a lungo baluardo delle milizie anti talebane.

Una situazione impensabile quando Joe Biden annunciò il ritiro completo delle forze militari Usa dal Paese entro il 31 agosto, ponendo così fine a una guerra durata vent'anni. Ma di fronte alle crescenti critiche per aver di fatto abbandonato l'Afghanistan al suo destino, il presidente americano non arretra di un millimetro: «È ora che i leader afghani si mettano assieme e comincino a combattere per conto loro, per il loro Paese. È questione di volerlo». Biden ha quindi ricordato ancora una volta come Washington nelle ultime due decadi ha speso ben 1.000 miliardi di dollari per addestrare e armare le forze di sicurezza di Kabul, senza contare il costo pagato in vite umane.

Ma all'interno dell'amministrazione Usa serpeggiano i malumori, soprattutto ai vertici del Pentagono e delle forze armate, per quella che è stata vista come un'imprudenza da parte della Casa Bianca che potrebbe portare a conseguenze difficilmente prevedibili, trasformandosi di fatto in un boomerang senza precedenti. Intanto il Dipartimento di stato si prepara al peggio e, secondo quanto trapela, starebbe già aggiornando i suoi piani di evacuazione dell'ambasciata di Kabul dove presto potrebbe rimanere solamente il personale essenziale tra diplomatici e staff. Oltre agli uomini addetti alla difesa della sede diplomatica, gli unici militari americani destinati a restare sul suolo afghano dopo il completo ritiro di fine mese.

Monta nel frattempo la polemica sui rifugiati afghani in Europa, con Bruxelles che teme una nuova ondata come nel 2015 e le varie capitali divise sul destino di migliaia di persone che fuggono dalla guerra e dalla vendetta dei talebani. Nelle ultime ore anche l'Olanda ha deciso di sospendere i rimpatri dei migranti introducendo una moratoria di sei mesi. Una retromarcia, visto che solo ieri i Paesi Bassi, con Germania, Austria, Danimarca, Belgio e Grecia avevano scritto una lettera alla Commissione europea, per chiedere di proseguire con i rimpatri.