Birmania, la fantasia al potere: Aung San Suu Kyi accusata di violare le norme anti-Covid

L'ex leader deposta dai militari è blindata agli arresti domiciliari. Le vittime civili superano quota 700. Londra ospita l'ambasciatore espulso

Proteste contro i militari birmani a Mandalay

Proteste contro i militari birmani a Mandalay

Rangoon (Birmania) - Come si possano violare le norme anti-Covid essendo agli arresti domiciliari resterà un mistero. Ma di certo i militari birmani continuano a brillare per lampi di fantasia. Contro l’ex leader di fatto del governo birmano, Aung San Suu Kyi, è stata infatti messa una nuova accusa relativa alla violazione delle norme per l’emergenza coronavirus. Lo ha detto oggi il suo avvocato.  Il nuovo capo di imputazione è il sesto contro il premio Nobel per la Pace (75 anni), detenuta e mai rilasciata dal momento in cui l’esercito ha preso il potere lo scorso primo febbraio, e alla quale non è mai stato permesso di incontrare di persona il suo team legale nonostante sia già iniziato il processo in videoconferenza nei suoi confronti.

Un’agente di sicurezza e’ stato ferito da un’esplosione nei pressi di una banca di proprieta’ dell’esercito birmano a Mandalay, seconda citta’ piu’ grande del Myanmar, mentre il bilancio complessivo della repressione dei manifestanti anti-golpe ha superato le 700 vittime. Il gruppo locale di monitoraggio, Assistance Association for Political Prisoners, ha denunciato che venerdi’ le forze di sicurezza hanno ucciso a colpi di arma da fuoco 82 manifestanti nella citta’ di Bago, 65 chilometri a Nord-Est di Rangoon.  L’Ufficio delle Nazioni Unite in Myanmar ha parlato di bagno di sangue e ha riferito che sono state negate le cure mediche ai feriti. Assistance Association for Political Prisoners ha verificato in tutto l’uccisione di 701 civili da quando, il 1 febbraio, si e’ verificato il golpe militare che ha deposto la leader democratica Aung San Suu Kyi.

Sabato di piu’ di 80 persone sono state uccise nell’ultimo spargimento di sangue da parte dei militari del Myanmar, mentre l’ambasciatore del Paese alle Nazioni Unite ha chiesto “un’azione forte” contro la giunta. I dettagli di una brutale repressione nella citta’ di Bago, 65 chilometri a nord-est di Yangon, hanno impiegato un giorno intero per emergere, quando i birmani hanno potuto raccontare di continue violenze da parte dell’esercito che li ha costretti a fuggire nei villaggi vicini. Qualche giorno fa era stato letteralmente sfrattato e lasciato in mezzo alla strada l’ambasciatore birmano a Londra, Kyaw Zwar Minn, sollevato dall’incarico per aver chiesto il rilascio della leader birmana Aung San Suu Kyi. Il goìverno inglese gli ha immediatamemnte offerto asilo politioc e assistenza.