Laura Amoroso, sensualità e ironia: "Io, l’ultima maestra di can can"

A Turro l’unica scuola italiana del ballo parigino

Laura Amoroso insegna i segreti dell’antico ballo a “La Cave du Burlesque”

Laura Amoroso insegna i segreti dell’antico ballo a “La Cave du Burlesque”

Milano 19 dicembre 2018  - In una scuola di danza dal nome incantevole, “La Cave du Burlesque” (perché sorge nei sotterranei di un palazzo elegante in via Bertelli 16, a Turro), c'è l'unico corso strutturato di can can nel nostro Paese. Il prossimo partirà il 17 gennaio ed è aperto a tutti.

A dirigerlo l'unica insegnante italiana della danza simbolo della belle époque. Laura Amoroso, 37 anni, il can can l'ha studiato non solo sui libri in lingua originale ma attraverso la sua esperienza con le compagnie di cabaret in giro per il mondo. «Per me è bellezza, ironia, femminilità. Purtroppo in Italia, per ignoranza, è considerato poco più di uno spogliarello», racconta Amoroso. Laura, professionalmente parlando, nasce come ballerina classica a Roma (fra i maestri Flavio Bennati). A 20 anni è già su un aereo per gli Stati Uniti, dopo aver vinto una borsa di studio per il Boston Ballet, tra le migliori compagnie al mondo. L'America le spalanca gli orizzonti. Tornata in Italia, si interessa prima alla bollywood dance e poi al burlesque. In questa specialità, con il nome d'arte “Silk Desire”, arriva ad esibirsi a Mosca, Montecarlo, Londra, Beirut e soprattutto Parigi, dove impara tutto sul can can. «Come ballo nasce nella capitale francese nel 1825 - spiega - quando un gruppo di danzatrici decise di voler interpretare un ruolo finora riservato agli uomini, quello del cavaliere solitario nella quadriglia. Fu uno scandalo».

Eppure all'inizio nel balletto si mostrava solo la caviglia: «Per arrivare a mostrare i polpacci bisogna attendere il 1860. Solo negli ultimi decenni dell'Ottocento la gonna si alza completamente», prosegue. Si cerca di fermare la danza con la minaccia della prigione: «Fino a 15 giorni per chi la praticava». Ma il can can resiste e trova il suo tempio al Moulin Rouge, inaugurato nel 1891: «Charles Zidler, uno dei fondatori, ne ricavò per le donne una vera e propria professione. Inizia la sua l'epoca d'oro, immortalata anche dall'artista Toulouse-Lautrec.  Una delle ballerine più famose, Nini, aprì la prima scuola che durava ben quattro anni». I passi vengono codificati e ognuno ha un preciso significato: quello che si chiama «charge» (in italiano «carica») con l'estensione della gamba in avanti «è un metaforico calcio alla censura».

Il «mouvement des pistons» (il movimento di pistoni) che richiama il gesto della lavandaia con una corsa in avanti significa «andare contro le gabbie della società». Il «coup de cul» (il colpo del sedere ndr) è «un gesto di scherno verso l'ipocrisia». L'abbigliamento per le ballerine del can can («ma ci sono anche ballerini per ruoli maschili» precisa Amoroso), oggi come ieri, è fondamentale: «La gonna deve avere 15 balze, almeno a ruota completa, di sotto si indossano di solito i “mutandoni”. Per sopra è doveroso il corpetto, meglio con le stecche di balena. In testa si mette un cappello con una piuma e per i piedi ci sono gli stivaletti. I migliori sono quelli, in uso tuttora al Moulin Rouge, della Maison Clairvoy». Un gioiello sui tacchi da 400 euro.

 

 

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