Vasco Brondi: i miei Talismani per tempi incerti

Il cantautore all’Idroscalo : oltre che sul mio repertorio punto su canzoni e letture di maestri come Battiato

Vasco Brondi

Vasco Brondi

Milano, 2 settembre 2020 - Un debutto è un debutto. Anche con tredici anni di carriera sulle spalle e nella città in cui vivi buona parte del tempo. Dopo la dismissione del marchio de Le Luci della Centrale Elettrica, infatti, il primo concerto milanese nei panni di se stesso, Vasco Brondi lo offre domani sera alla varia umanità dell’Idroscalo sotto l’egida della rassegna “Cuori Impavidi”. Tutto col supporto di Andrea Faccioli alla chitarra, Daniela Savoldi al violoncello e Angelo Trabace al pianoforte. «Mi è venuto automatico chiamare questo tour “Talismani per tempi incerti” perché durante il lockdown ho sentito forte e chiaro il bisogno di suonare, di leggere, di riempire il mio tempo guardandomi alle spalle», spiega Brondi, che all’Idroscalo sarà preceduto dal set di Colombre, al secolo Giovanni Imparato (il nome d’arte attinge dal mostro marino del racconto di Buzzati). “E lo spettacolo vive un po’ di quello spirito”.

Vale a dire? «Oltre che sul mio repertorio, punto su canzoni e letture di maestri che, col loro coraggio, la loro umanità e il loro narcisismo mi sono stati di sostegno alla mia crescita artistico-intellettuale. Un campionario di grandissimi che spazia da Kurt Cobain a Giovanni Lindo Ferretti, da Battiato a De Gregori, da Bukowski a De André, agli Afterhours». 

Dalle “anime galleggianti” dello Sponz Festival di Capossela all’Idroscalo; l’elemento acquatico rimane centrale.  «Direi proprio di sì. Ieri, ad esempio, ho suonato a Mantova, altra città sull’acqua da cui cinque anni fa sono partito in zattera con Massimo Zamboni per spingerci verso il Delta del Po navigando il Tanaro Canalbianco. Mia madre, fra l’altro, è di Garda e buona parte dell’infanzia l’ho passata più sul Lago che nella mia Ferrara».

Che autunno l’attende? «Ho un po’ di cantieri aperti e sto cercando di capire cosa fare. Sono due anni che mi confronto con lo scrittore milanese Paolo Cognetti e mi piacerebbe fare qualcosa assieme, così come sarebbe bello riuscirci con un altro autore che stimo molto quale Francesco Bianconi dei Baustelle».

Va ripetendo che in dieci anni è arrivato dalla provincia estrema, Ferrara, ai confini della galassia, esaurendo così il progetto de Le Luci della Centrale Elettrica. Immaginava che, causa pandemia, oltre non avrebbe trovato niente? «Proprio in questi giorni mi è venuto un verso in cui dico di aver “fatto tutta questa strada solo per capire che stavo ritornando a casa”. Forse, in un percorso circolare, sto tornando per davvero al fiume e ai maestri che mi hanno formato». 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro